«Sono estremamente pentito delle mie azioni, avvenute in un periodo particolare della mia vita e di quanto cagionato alle parti offese. Spero ora che con l’aiuto della psicoterapeuta, di nuove e più “sane” amicizie e della mia famiglia, non possa più ricadere in simili errori».
Ha 15 anni il terzo componente la baby-gang che fra il 30 dicembre 2021 e il 4 febbraio 2022 avrebbe minacciato, offeso e aggredito tre ragazzini a Parco 2 Giugno, assieme ad un coetaneo e a Giuseppe Tigri, l’unico maggiorenne del gruppo identificato. Sarebbe stato lui, come ha ammesso, ad impossessarsi del telefono cellulare di un 13enne dopo averlo picchiato per aver “guardato in modo maligno” un suo amico, costretto a inginocchiarsi per baciargli le scarpe, quindi colpito con un calcio allo sterno e con pugni al volto e sul petto.
Giuseppe Tigri, comparso dinanzi al gup Angelo Salerno ieri mattina, si è riservato nella prossima udienza, di chiedere il rito abbreviato. E sempre ieri, il pm Claudio Pinto ha depositato agli atti del processo le dichiarazioni dei due minorenni individuati, rese dinanzi alla pm minorile, Ketty Lombardo Pijola. Entrambi, alla presenza dei loro legali, gli avvocati Andrea Melpignano e Massimiliano Guido, si sono mostrati pentiti delle aggressioni, e hanno attribuito il loro comportamento ad un momento difficile della loro vita e alle cattive compagnie.
E intanto resta ancora sconosciuta l’identità degli altri quattro componenti il branco, che per alcuni mesi ha terrorizzato i più giovani in cerca di svago in un luogo pubblico. Uno di questi, in particolare, che aveva osato difendere l’amico e ribellarsi ai soprusi del gruppo, aveva riportato un trauma al viso e la frattura del setto nasale. Ed è stato lui l’unico delle quattro vittime a scegliere di costituirsi parte civile nel procedimento contro Tigri, appena iniziato.
All’individuazione dei presunti aggressori i carabinieri arrivarono grazie all’analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza del parco e alle dichiarazioni di diversi testimoni, tra i quali le stesse vittime, incrociandole come si fa sempre più spesso, con le foto pubblicate sui profili social degli indagati. Il 15 marzo 2022 gli accertamenti dei militari portarono all’arresto di Tigri e di un suo coetaneo, che però in sede di interrogatorio di garanzia riuscì a dimostrare di essere estraneo ai fatti, e la sua posizione è stata stralciata per procedere poi all’archiviazione. Il vero responsabile, il 15enne poi identificato, oggi si dichiara pentito.