Omicidio Capriati a Bari: inquirenti al lavoro sui collegamenti con la sparatoria a Carbonara

In due, con il volto coperto dal casco integrale, come nella migliore tradizione delle “stese mafiose”. Sono arrivati facilmente a Lello Capriati, in sella a una moto, mentre il serpentone di auto camminava lento su via Bari, a Torre a mare, la sera di Pasquetta.

Le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona, visionate dagli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Bari (guidati dal dirigente Filippo Portoghese), restituiscono un film in stile Gomorra per uccidere l’esponente della nota famiglia criminale di Bari vecchia.
La dinamica dell’ultimo omicidio in città, ancora irrisolto, vede i due arrivare con la moto, mentre Lello era seduto tranquillamente nell’auto, accanto ad una donna che guidava. Erano circa le 20.30 e la zona era particolarmente affollata per la ricorrenza.

Le vetture procedevano lentamente, fermandosi a tratti, come spesso accade nel quartiere barese, soprattutto nelle occasioni di maggiore affluenza turistica. La moto si è affiancata da destra e l’uomo che viaggiava dietro ha sparato da distanza ravvicinata quattro colpi di pistola calibro 9, alla testa e al torace, tutti e quattro andati a segno. Poi i killer sono scappati facilmente zigzagando tra le auto incolonnate.

Il 41enne non sarebbe morto subito: soccorso dai rianimatori del 118, sarebbe deceduto poco dopo in ospedale. La donna, scappata subito dopo l’arrivo dell’ambulanza, sarebbe stata poi rintracciata e interrogata, ma al momento non avrebbe rivelato nulla di utile alle indagini.

L’inchiesta, coordinata dalla pm Grazia Errede della Direzione distrettuale antimafia, spazia su diversi moventi per il delitto, ma sembra concentrarsi in particolare su alcune discussioni avvenute nelle settimane precedenti, all’interno di locali e discoteche, e che avrebbe visto protagonisti i giovani rampolli delle famiglie criminali baresi.

Gli investigatori non escludono che Lello Capriati possa essere stato ucciso per aver preso posizione in quelle discussioni. Cercano di capire da chi sia partito l’ordine di sparare e chi, tra i pochi “esperti in fatti di sangue” sia ancora in libertà, sulla piazza. Sì, perché chi ha ucciso Lello Capriati non era alle prime armi, ma ha dimostrato una particolare lucidità e abilità nell’utilizzare la pistola senza sprecare nemmeno un colpo.

Un omicidio premeditato, in ogni caso, e pianificato con cura. Il movente, allora. Gli inquirenti non escludono alcuna pista, ma le indagini sembrano convergere proprio su quelle questioni fra giovani, consumatesi nei locali notturni. Così come di notte è avvenuta, solo tre giorni prima del delitto, la sparatoria nel quartiere barese di Carbonara, nella quale due diciottenni sono rimasti feriti.

Uno, in particolare, ha riportato lesioni più gravi ed è stato ricoverato al vicino ospedale Di Venere, mentre l’altro è stato medicato e dimesso. È avvenuto verso le 4.30 e, come ricostruito dagli accertamenti della polizia che hanno ritrovato i bossoli nei due punti, si è consumata con più armi, da un lato all’altro della piazza.

Una sorta di far west che dimostra, ancora una volta, che gli affronti sono sempre più spesso lavati col sangue. Anche se nascono da futili motivi, anche se a impugnare quelle armi sono poco più che maggiorenni. E allora, gli investigatori sono al lavoro per ricucire la trama dei due eventi, che sembrano essere collegati temporalmente e dalla mafiosità di alcune circostanze.

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