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I fuochi d’artificio dopo la sparatoria. Al quartiere San Paolo si “celebra” così

Esplosi senza ritegno, senza timore, pochi minuti dopo che il corpo di Nicola Cassano, 23 anni, era stato portato via da un’ambulanza, nello strenuo tentativo di salvargli la vita. I fuochi d’artificio sparati da un balcone vicino nel cuore del quartiere San Paolo, quando ancora non si sapeva se il ragazzo fosse morto, assumono un…
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Esplosi senza ritegno, senza timore, pochi minuti dopo che il corpo di Nicola Cassano, 23 anni, era stato portato via da un’ambulanza, nello strenuo tentativo di salvargli la vita. I fuochi d’artificio sparati da un balcone vicino nel cuore del quartiere San Paolo, quando ancora non si sapeva se il ragazzo fosse morto, assumono un significato particolare.

Da sempre portatori di notizie, socialmente condivisi in molte fasce della popolazione, sembravano voler “festeggiare” la sparatoria e la punizione del giovanissimo affiliato. Nicola Cassano, detto “Lo Sciacallo”, ancora ricoverato in Terapia intensiva all’ospedale San Paolo di Bari per una ferita all’addome, era uno dei ragazzi di Arcangelo Telegrafo, personaggio di spicco della zona, pentitosi a gennaio scorso dopo essere stato arrestato e condannato a 20 anni di reclusione perché considerato l’esecutore dell’omicidio di Donato Siffanno, avvenuto nel marzo 2018.
Di quel delitto, Telegrafo si è detto responsabile, così come del traffico di droga e delle estorsioni nel rione. Più che soldato del capo, 30 anni e cinque gradi nella scala gerarchica degli innalzamenti mafiosi, Telegrafo era la mente di un gruppo in seno al clan Strisciuglio, da anni dominante al San Paolo.
Gli arresti dei mesi scorsi, la volontà di Telegrafo di collaborare con la giustizia, hanno evidentemente lasciato un buco nella spartizione criminale delle attività illecite. E il tentato omicidio di Nicola Cassano potrebbe rientrare in queste dinamiche.
La pioggia di colpi, che hanno raggiunto lui e una ragazza di 15 anni che viaggiava con lui in una Suzuki Ignis di colore bianco, in viale delle Regioni, non lascia dubbi sul fatto che lo volessero morto: almeno sei i colpi calibro 9 che hanno sforacchiato lo sportello dal lato di Cassano, un altro al parabrezza. La minorenne che era sul sedile accanto, è stata medicata per un leggera ferita a una caviglia. Sul posto, oltre a un’ambulanza del 118 che li ha immediatamente soccorsi, i carabinieri della locale stazione, del Nucleo investigativo del comando provinciale di Bari e della sezione investigazioni scientifiche per i rilievi.
E dunque l’esplosione dei fuochi d’artificio, solitamente usati per festeggiare uscite di detenuti dal carcere, battesimi, comunioni e compleanni, assumono una connotazione particolare in un quartiere dove nulla si ignora, e dove determinate azioni vanno approvate e validate da chi comanda.
Le ipotesi investigative su cui sono al lavoro i carabinieri coordinati dal sostituto procuratore antimafia Bruna Manganelli, sono molteplici ma partono da un dato inconfutabile: Cassano era soldato di Arcangelo Telegrafo, gli “apparteneva” e dopo il pentimento del capo potrebbe aver cercato la sua collocazione nel clan egemone. Le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona potrebbero fornire elementi utili a identificare i killer, forse arrivati con un’altra auto. Le perquisizioni condotte nelle ore successive, al momento, non hanno fornito elementi utili.

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