«Hanno imbarcato acqua in modo tanto rapido che non ce l’ha fatta a mantenere la linea di galleggiamento ed è andato giù a picco». Lo ha detto Carmelo Sciascia, il comandante del pontone AD3 rimorchiato nel porto di Bari dopo l’affondamento del rimorchiatore Franco P. mercoledì sera.
Sciascia è uno dei testimoni oculari del naufragio. Ha risposto a poche domande dei cronisti prima di essere sentito dagli uomini della capitaneria di porto che su delega della procura stanno raccogliendo le testimonianze dei componenti dell’equipaggio. «Ho visto tutto e niente. Ho detto io di buttarsi in acqua, ma non ce l’hanno fatta i ragazzi e sono andati giù» ha detto.
Secondo il comandante le condizioni meteo «c’entrano fino a un certo punto, perché c’era mare, 3 metri e mezzo di nord est e vento». Sciascia chiarisce che il comandante del rimorchiatore affondato, unico superstite, «non lo abbiamo visto, lo ha preso una nave che ho chiamato io per avvicinarsi e prenderlo perché vedevamo una lucetta, perché i giubbotti hanno le lucette che si accendono quando si arriva in acqua. Se il personale – spiega – avesse indossato i giubbotti si sarebbero salvati tutti, ma non ci sono riusciti perché è stata troppo rapida la cosa e adesso si deve capire perché è stata così rapida».
«Ci si è spaccato il cuore, ma non abbiamo potuto salvarli. È successo all’improvviso, in 20-25 minuti. Eravamo in navigazione da quattro giorni e non c’era il minimo problema». Ha aggiunto Onorio Olivi, il tecnico del pontone AD3 che è stato sentito nella Capitaneria di porto di Bari. «Abbiamo visto la barca che imbarcava acqua e non c’è stato niente da fare, neanche il tempo di poterli aiutare – spiega – , perché le condizioni del mare erano quelle che erano». Ma chiarisce che con l’affondamento «le condizioni meteo non c’entrano niente, probabilmente c’è stato un inconveniente tecnico. Noi abbiamo fatto tutto quello che potevamo. Abbiamo messo anche un gommone in acqua rischiando la vita di quelli che andavano sul gommone, perché lì c’erano i nostri fratelli, ma purtroppo non siamo riusciti a fare niente. Il senso di impotenza ci distrugge tutti perché sei lì e non puoi fare niente».