Assolto perché il fatto non sussiste. È la decisione della seconda sezione penale del tribunale di Bari che mercoledì ha ritenuto non colpevoli Michele D’Atri, l’ex sindaco di Grumo Appula dal 2010 al 2019 e primo cittadino del Comune alle porte di Bari all’epoca dei fatti e l’altra imputata Marilena Cavallo, segreteria generale sempre a Grumo.
I due erano coinvolti in un processo con l’accusa di falso ideologico in concorso per aver falsamente attestato che l’allora sindaca di Cassano delle Murge Maria Pia Di Medio avrebbe accettato e sottoscritto con la sua firma il verbale con il quale, il 2 agosto 2018, il Coordinamento istituzionale del Piano sociale di Zona ha dato il via libera al progetto della piscina comunale.
In modo particolare, secondo l’impianto accusatorio portato avanti dal pubblico ministero Marcello Quercia, D’Atri e Cavallo «in qualità di pubblici ufficiali – si legge nella richiesta di rinvio a giudizio a gennaio 2020 – esercenti funzioni nel Comune di Grumo Appula, in concorso tra loro, formando un atto pubblico esercitando queste funzioni, avrebbero attestato dichiarazioni falsamente rese dall’allora primo cittadino di Cassano delle Murge, Maria Pia di Medio, nel corso di un Coordinamento istituzionali di sei Comuni, di cui proprio Grumo è il capofila e riportata nel verbale di deliberazione inerente il conferimento di quote per l’acquisto di servizi socio-assistenziali per la piscina comunale di Grumo, facendo risultare parere unanime nella votazione relativa da parte dei partecipanti alla seduta, ma in realtà non sussistente perché espressamente da Di Medio che invece ha espresso parere contrario».
Significa, allora, che Di Medio non ha firmato quella delibera e ha espresso parere contrario ma invece D’Atri e la Cavallo, secondo l’accusa, l’avrebbero fatta risultare d’accordo nella costruzione dell’impianto natatorio. Una struttura che prevedeva una spesa di 40mila euro l’anno per 20 anni con il sistema del “project-financing” ma che poi non è stato mai realizzato.
I giudici baresi, però, hanno assolto l’ex sindaco perché il fatto non sussiste e anche l’ex segretaria comunale (a cui erano contestati altri due reati, ndr) sia perchè il fatto non costituisce reato sia perché non sussiste.