Gravina in Puglia, finì in carcere per usura ed estorsione: assolto con formula piena dopo 12 anni

Un imprenditore di 54 anni, di Gravina in Puglia, Antonio Demarzio – accusato nel 2011 di usura, estorsione e violenza privata – è stato assolto dopo 12 anni «perché il fatto non sussiste».

Lo ha stabilito la presidente del collegio giudicante della seconda sezione penale del Tribunale di Bari, Luana Calzolaro, che ha assolto l’imputato da tutte le accuse e ha trasmesso gli atti al pubblico ministero «per eventuali determinazioni», si legge nella sentenza, nei confronti del denunciante per le dichiarazioni rese in udienza.

La vicenda è costata all’imprenditore sei mesi di carcere. L’assoluzione è arrivata anche per il cittadino cinese Weidong Xiao, co-imputato per minacce.

A denunciare Demarzio fu un imprenditore edile, assiduo frequentatore delle sale slot di Demarzio, che in varie occasioni (tra il 2009 e il 2011) denunciò l’imputato per usura e «per le ripetute richieste estorsive finalizzate alla restituzione del capitale mutuato e degli interessi usurari da parte dello stesso Demarzio», come scritto nell’ordinanza del 23 settembre 2011 con cui il 54enne fu arrestato e trasferito in carcere.

La presunta vittima disse di aver ricevuto da Demarzio dei soldi per continuare a giocare alle sue stesse slot machine ma poi l’imputato, insieme ad altri, lo avrebbe minacciato di morte se non avesse restituito il dovuto.

«Demarzio, per questa vicenda – commentano i suoi avvocati Massimo Chiusolo e Francesca Lombardi – non solo ha subito l’onta della detenzione, ma si è visto applicare la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per due anni e la confisca di tutti i suoi beni: una vita distrutta per una denuncia dimostratasi calunniosa».

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