Gravina, il giallo di Ciccio e Tore: rigettato il ricorso per riaprire le indagini

Resterà un cold case. Il mistero rimarrà chiuso nel casolare di Gravina: è stata archiviata per sempre la morte dei fratellini, Ciccio e Tore Pappalardi spariti nel nulla il 5 luglio del 2006 e ritrovati mummificati nel febbraio del 2008 in una cisterna. Il tribunale di Bari ha rigettato la richiesta di riapertura delle indagini, presentata dalla mamma dei due ragazzini Rosa Carlucci e dalla loro sorella maggiore, Filomena Pappalardi.

I dubbi

Non ha convinto l’ipotesi ricostruttiva dei legali, anche se è chiaro che c’è un giallo dietro la duplice morte di due ragazzini di 11 e 13 anni, finiti in un luogo impervio, abbandonato, ma che anche conoscevano. Restano dubbi sul fatto che sul posto sono stati ritrovate scatole di farmaci (i fratelli furono drogati?), erano costretti ad andare lì e da chi? E come è possibile che nessuno abbia sentito le grida, non di uno, ma di entrambi? È questo che da anni si chiede mamma Rosa che non ha mai creduto che i suoi due figli fossero spariti nel nulla, anche se ha atteso due anni prima di avere dei corpi dove piangere.

La storia

I fratellini al momento della scomparsa non erano con lei, ma col loro papà, dal quale la donna era separata. In un primo momento le indagini furono pure rivolte sulla famiglia, ma senza alcun esito, né prova. Solo ipotesi, ma anche contraddizioni.
«Ci aspettavamo un altro responso – dice l’avvocato di Rosa Carlucci, Giovanni Ladisi – e non tanta superficialità, pensi che le motivazioni del rigetto sono scritte a mano. Ma i nostri dubbi non erano campati in aria».
E aggiunge concludendo: «È vero dopo il ritrovamento era impossibile fare un esame tossicologico sui corpi, ma è anche vero che gli stessi testimoni si sono contraddetti. Il caso doveva essere approfondito».

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