Giustizia e favori a Lecce: un nuovo filone dopo il terremoto che ha coinvolto il giudice Errede

Cancellieri e faccendieri che, ciascuno nell’esercizio delle proprie funzioni, avrebbero “aiutato” (o per bene che vada, non avrebbero impedito le irregolarità) l’ex giudice barese Pietro Errede nella gestione “allegra” dei fallimenti al tribunale di Lecce.

È un nuovo filone d’indagine quello che curano i finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria del comando provinciale di Lecce, dopo la chiusura delle indagini, notificata a settembre scorso, oltre che a Errede, ad altre 9 persone: il presidente della sezione commerciale e fallimentare, Alessandro Silvestrini, 67 anni, Alberto Russi, avvocato di 54 anni, compagno di Errede; i commercialisti Massimo Bellantone, 57, di Guagnano, Marcello Paglialunga, 53, di Nardò, ed Emanuele Liaci, 55, di Gallipoli; gli avvocati Giuseppe Evangelista, 58, di Lecce e Antonio Casilli, 60 anni, di Lecce; il geometra Antonio Fasiello, 68 anni, residente a Vernole; l’imprenditore Eusebio Giovanni Mariano, di 51, di Surbo.

Secondo le accuse contestate, Errede (assistito dall’avvocato Michele Laforgia) avrebbe gestito un sistema di scambi illeciti, assegnando gli incarichi più remunerativi a professionisti “amici” ricevendo in cambio regali, come gioielli e telefoni, e altre utilità. Sarebbe lui, secondo il procuratore di Potenza, Francesco Curcio e i pm Maurizio Cardea, Vincenzo Montemurro e Anna Piccininni, il perno di un sistema del quale in tanti avrebbero beneficiato: incarichi in cambio di favori e regalie, per anni, al tribunale fallimentare di Lecce. Errede è accusato di tentata concussione, tentata estorsione, estorsione consumata e più ipotesi di corruzione in atti giudiziari.

Ma la procura aveva contestato anche episodi corruttivi che il gip non aveva riconosciuti come tali, e cioè quello in concorso con l’avvocato Antonio Casilli, “imposto” agli amministratori giudiziari di FerSalento.

I fatti furono denunciati dal deputato di Fratelli d’Italia (ex consigliere regionale) Saverio Congedo, che di quella società era amministratore giudiziario e al quale sarebbero state fatte pressioni per nominare Casilli. Una pressione non isolata, secondo la Procura, ma indicativa di un modo di agire illecito e consolidato.

C’è poi il capitolo che riguarda il presidente della sezione fallimentare di Lecce, Alessandro Silvestrini, accusato di corruzione in atti giudiziari e per il quale i pm avevano chiesto gli arresti domiciliari, negati dal gip.

Dalle indagini condotte dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Lecce, sarebbe emersa la sponsorizzazione in suo favore da parte del commercialista Massimo Bellantone, proprio nei giorni in cui al Csm si giocava la partita della nomina a presidente del tribunale. Per la difesa di Silvestrini (e per il gip Setola) si sarebbe trattato di un gesto di amicizia (storica), mentre per la Procura la raccomandazione sarebbe stata immediatamente successiva, e quindi collegata, alla nomina del commercialista quale delegato alla vendita di un immobile.

Cristallizzato, a parere della Procura, il filone principale di indagine e in attesa di chiederne il rinvio a giudizio, allora, resta aperta la parte “minore”, di coloro cioè che avrebbero contribuito a oliare l’ingranaggio: sarebbero cinque le persone che, a vario titolo, avrebbero assecondato o agevolato le attività sotto esame. Tra questi, cancellieri del tribunale salentino, ma anche altri personaggi che avrebbero avuto il loro ruolo nella vicenda.

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