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Giovane morto in strada a Bitritto, il pm: «L’indagato vada in carcere»

Per «mancanza della motivazione» ed «erronea applicazione ed interpretazione della legge penale», la Procura di Bari ha presentato appello al Tribunale del Riesame e ricorso in Cassazione chiedendo l'annullamento del provvedimento del gip che il 24 novembre scorso non ha convalidato l'arresto per omicidio volontario di Francesco Assunto, rimettendolo in libertà. Il pm chiede alla…
(foto dalla pagina Facebook "BIT - Live quotidiano online")

Per «mancanza della motivazione» ed «erronea applicazione ed interpretazione della legge penale», la Procura di Bari ha presentato appello al Tribunale del Riesame e ricorso in Cassazione chiedendo l’annullamento del provvedimento del gip che il 24 novembre scorso non ha convalidato l’arresto per omicidio volontario di Francesco Assunto, rimettendolo in libertà.

Il pm chiede alla Cassazione di convalidare l’arresto e al Riesame di emettere misura cautelare in carcere o, in subordine, una meno grave.

Assunto, barista 31enne, è accusato di aver causato la morte di Giovanni Palazzotto all’alba del 20 novembre scorso bloccandolo per terra per 16 minuti, comprimendogli il torace con le ginocchia, per impedirgli di entrare e di danneggiare il suo bar di Bitritto.

La Procura, tra l’altro, contesta al gip di non aver tenuto conto di un passaggio «determinante» ai fini dell’arresto in «quasi flagranza» dell’indagato contenuto nel verbale di custodia dei carabinieri. Ovvero della «visualizzazione delle riprese filmate effettuate con il sistema di videosorveglianza del bar Coffee Time avvenuta alle ore 06:52». Quindi, secondo la pubblica accusa, «il gip ha omesso di motivare proprio sulla circostanza che aveva consentito alla pg operante, dopo aver trovato sul posto Francesco Assunto vicino al cadavere di Giovanni Palazzotto, di acquisire autonoma e oggettiva percezione del collegamento dello stesso al decesso proprio visualizzando la ripresa filmata, che aveva dato immediata contezza della violenta e perdurante condotta aggressiva posta in essere dall’indagato» e «dell’arco temporale in cui si era svolta». L’azione dell’indagato si è protratta dalle ore 5:18, quando ha tirato per terra Palazzotto a ridosso dei gradini esterni del bar, «tenendolo fermo in posizione prona» e colpendolo «nella parte superiore del corpo con 6 violenti pugni, per poi posizionarsi con le ginocchia sulla parte dorsale della gabbia toracica del Palazzotto caricandovi il suo peso, spingendolo con le mani per tenerlo fermo, lasciando la presa ed alzandosi solo alle ore 5:34 circa, quando ormai non dava più alcun segno di vita».

Secondo il gip, invece, il decesso del 27enne «non sarebbe imputabile a un atto volontario», ma il fatto di aver bloccato Palazzotto per 16 minuti in posizione prona è dipeso dalla convinzione, da parte dell’indagato, «di trovarsi in presenza di un pericolo imminente e incombente di un’offesa ingiusta».

Nella sua ordinanza la gip afferma che la condotta dell’indagato potrebbe figurare una legittima difesa o al massimo un «comportamento travalicante i confini della legittima reazione difensiva».

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