Il giudice monocratico del Tribunale di Lecce, Michele Guarini, ha assolto con formula piena, «perché il fatto non sussiste», i giornalisti Danilo Lupo, Mari Tota e Francesca Pizzolante dall’accusa di diffamazione a mezzo stampa nei confronti dell’ex ministra Teresa Bellanova.
I tre cronisti si erano occupati per La7, ilfattoquotidiano.it e il Tempo della vicenda dell’ex addetto stampa dell’onorevole Bellanova, all’epoca sottosegretaria al Lavoro. Il giornalista aveva promosso una vertenza di lavoro per vedersi riconoscere il giusto inquadramento contrattuale e la giusta retribuzione. Il contenzioso si era concluso in appello con l’accoglimento delle richieste del lavoratore.
Per i giornalisti che si erano occupati del caso, invece, il processo penale era proseguito, con la richiesta del pm onorario di condanna a sei mesi di reclusione. Il giudice ha, invece, accolto le tesi difensive dell’avvocato Roberto Eustachio Sisto, assolvendo i tre imputati.
«È una sentenza che consacra puntualmente la libertà di esercitare, correttamente, Il diritto di cronaca – afferma l’avvocato Roberto Eustachio Sisto -. L’insussistenza delle accuse mosse ai tre giornalisti, così come ritenuta dal giudice, consentirà loro di continuare a svolgere con ritrovata serenità e con la nota tenacia, il mestiere, difficile quanto esaltante, di cronista. Alla soddisfazione per il risultato giudiziario, si accompagna così la rassicurante ratifica della intangibilità dei “fondamentali” scolpiti nell’articolo 21 della Carta costituzionale».
Soddisfatto il sindacato dei giornalisti, che fin dal primo momento si è schierato al fianco dei tre cronisti, denunciando il tentativo di colpire il diritto di cronaca.
«L’assoluzione con formula piena – dichiarano Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi, e Bepi Martellotta, presidente di Assostampa Puglia – conferma la totale infondatezza dell’azione promossa dall’onorevole Bellanova nei confronti dei tre colleghi e rafforza il diritto di cronaca inteso come diritto-dovere dei giornalisti di informare e diritto dei cittadini ad essere informati. Nel caso in questione, poi, la sostanziale temerarietà dell’azione era suffragata dal fatto che i colleghi Lupo, Tota e Pizzolante si erano limitati a raccontare la vicenda dell’ex addetto stampa dell’allora sottosegretaria al Lavoro Teresa Bellanova, costretto a rivolgersi al giudice per vedersi riconoscere i propri diritti di lavoratore. L’auspicio è che questo provvedimento possa rappresentare un deterrente per quanti pensano di utilizzare le querele o le richieste di risarcimento danni come strumenti di pressione impropria sui giornalisti e sulle aziende editoriali per scoraggiarli dal dare notizie che potrebbero infastidire il potente di turno. Il passo decisivo spetta, però, al Parlamento, il cui ritardo nell’approvazione della proposta di legge di contrasto alle querele bavaglio non è più tollerabile».