La paura fa il paio con il silenzio. Quello dell’omertà, di chi non denuncia, ma anche di quelle istituzioni che agli agricoltori pugliesi, messi in ginocchio dai predoni dei campi, non danno risposte.
Hanno paura i proprietari di ettari nelle campagne della regione, sui quali si distingue sempre più nitida la regia della criminalità organizzata. Non solo agromafie, perché i campi sono sempre più terra di nessuno e canale di approvvigionamento quotidiano, di notte e giorno, come in una sorta di supermarket al quale attingono in tanti, ormai troppi.
E non può sorprendere a questo punto se i numeri dei fascicoli aperti dalla Procura di Trani (relativi ad una delle zone più martoriate, la Bat), che ha creato una sezione a parte, restituiscono solo in parte la fotografia del fenomeno criminale: nel 2023 i pm coordinati dal procuratore capo Renato Nitti, hanno lavorato su 37 procedimenti a carico di ignoti per reati contro l’agricoltura, 6 contro persone note.
Di questi: poco meno della metà riguarda ipotesi di furto, l’8-10 per cento per rapina, poco meno del 30 per cento gli incendi dolosi con danneggiamento, il 15 per cento i danneggiamenti. Il dato non è tuttavia esaustivo perché una parte significativa di reati contro l’agricoltura non è denunciato.
Sono terrorizzati e si barricano in casa, ad esempio, i proprietari di appezzamenti nell’immenso Parco dell’Alta Murgia, che proprio per la sua vastità (68.077 ettari) non può garantire loro la sicurezza, affidata alle ronde delle forze dell’ordine e per la quale in tanti ora invocano l’intervento dell’esercito. Le mafie operano attraverso furti di attrezzature e mezzi agricoli, ma non solo: racket, abigeato, estorsioni anche sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto o di guardiania. E ancora, danneggiamenti delle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, caporalato e truffe nei confronti dell’Unione europea.
La criminalità irrompe nell’intermediazione e vendita degli alimenti stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo trasporti e smistamento, fino ad acquisire il controllo di intere catene di supermercati e ristoranti.
Si moltiplicano i fenomeni criminali con furti di mezzi, prodotti agricoli e chilometri di fili di rame, smaltimento di rifiuti di ogni genere nei campi, poi bruciati, con un danno economico e ambientale incalcolabile. Ormai nelle campagne pugliesi le attività criminose sono legate alla “stagionalità” delle produzioni, con squadre ben organizzate, tanto da aver spinto alcuni agricoltori ad organizzarsi con ronde notturne e diurne.
Hanno paura e anche quando si rivolgono alle associazioni di categoria lo fanno in via confidenziale, come si farebbe con un amico, ma si negano ad un’esposizione pubblica. Per la legge è omertà, ma per chi ha solo quella vita il rischio è la sottrazione del pane quotidiano, il puntuale e ripetuto ricostruire dopo che la mafia ha mandato in fumo il raccolto, dopo che i tiranti sono stati tagliati e l’uva, quest’anno, non sarà abbastanza, né abbastanza buona.