Fuochi pirotecnici per il killer di Michele Fazio: lo sdegno dei familiari e della città

È tornato in libertà, dopo 19 anni di carcere, Lello Capriati, tra gli autori dell’omicidio del sedicenne Michele Fazio. Al suo rientro, tra i vicoli di Bari Vecchia, una batteria di fuochi d’artificio è stata sparata in cielo per festeggiarlo. I familiari hanno anche diffuso sui social l’accoglienza affettuosa riservatagli all’arrivo in aeroporto. Ed è scoppiata subito la polemica, accompagnata dallo sdegno, in tutta la città.

A distanza di 21 anni, infatti, la morte di Michele è ancora, per tutta la cittadinanza, una ferita aperta. E il rientro caloroso con cui Lello Capriati è stato accolto, ha suscitato l’indignazione dei familiari di Michele e dei residenti. La sera del 12 luglio 2001, mentre tornava a casa da lavoro, Michele Fazio fu raggiunto da alcuni colpi di pistola che gli furono fatali. A sparargli, per sbaglio, furono quattro uomini appartenenti al clan Capriati, il cui obiettivo era colpire un componente dei rivali Strisciuglio.

Tra i quattro killer di Michele c’era anche Lello, nipote del boss Tonino. Tre di loro (il quarto è stato a sua volta ucciso in un agguato) hanno scontato la pena e sono tornati in libertà. L’ultimo era proprio Lello. Sbarcato all’aeroporto di Bari, parenti e amici si sono precipitati a registrare i primi istanti di Lello libero. In realtà, nel corso di questi anni, hanno continuato a documentare la vita del killer. Al suo arrivo in serata, una scarica di fuochi pirotecnici è stata sparata nei cieli del borgo antico. Sulla vicenda è intervenuto subito Pinuccio, il padre di Michele, che dalla morte del figlio porta avanti campagne di sensibilizzazione in tutta Italia.

«Noi andiamo avanti per la nostra strada – ha commentato Pinuccio – Non abbiamo qualcosa da temere e continueremo ad andare avanti nelle scuole e nelle parrocchie per incontrare i ragazzi e per evitare che cadano nelle mani della criminalità organizzata. Siamo persone perbene, siamo diversi da loro, meglio di loro e non ci fermeremo». Sul possibile pentimento di Lello, Pinuccio ha detto: «Non deve chiedere perdono a noi ma alla comunità per quello che ha fatto».

Alle parole del papà di Michele si sono uniti anche semplici cittadini. «Una tale accoglienza – ha commentato Giovanni – denota la totale decadenza di una parte di questa città, ma chiama in causa anche le istituzioni, le stesse che, solo pochi giorni fa, hanno ricordato Michele e ora hanno permesso questo».

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