Lenti, per certi versi anacronistici, i tempi della giustizia barese, che fanno il paio con un codice ormai superato. Ed è in queste maglie che si è impigliata la vita di Antonio (ndr, il nome è di fantasia), assistito dall’avvocato Guglielmo Starace.
Nel 2010, quando aveva solo 26 anni, un furto in appartamento, l’arresto e poi il processo che dura oltre 10 anni, tra rinvii e appelli. Nel frattempo lui trova un lavoro, si sposa, ha due bambini che oggi hanno 2 e 3 anni, ritagliandosi un posto in società. Ma ad agosto è arrivato l’ordine di esecuzione ed è stato portato in cella per scontare otto mesi. E questo provoca oggi di conseguenza un disastro familiare, anche dal punto di vista economico.
Inevitabile chiedersi allora, dopo 12 anni dal reato, a cosa serva una detenzione per una persona che ha portato a termine la sua rieducazione. A cosa serva riempire ulteriormente celle già sovraffollate, mentre fuori i familiari rischiano l’indigenza e i bambini un grave e, forse inutile, trauma psicologico.