Un imprenditore edile barese è stato arrestato e posto ai domiciliari dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza del capoluogo pugliese con le accuse di emissione di fatture per operazioni inesistenti, indebita compensazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.
Le Fiamme gialle, coordinate dalla Procura della Repubblica di Bari, avrebbero scoperto una frode realizzata attraverso la creazione di falsi crediti d’imposta utilizzando il cosiddetto “bonus facciate”, beneficio che consentiva la detrazione fiscale delle spese sostenute negli anni 2020 e 2021 nella misura del 90% o la possibilità di utilizzare un credito d’imposta pari al 90% cedibile a terzi e, quindi, monetizzabile.
Dalle indagini eseguite, spiega la Procura in una nota, «è emerso che i soggetti che avrebbero commissionato le opere di recupero edilizio erano sprovvisti di una capacità reddituale e finanziaria idonea a sostenere le ingenti spese di rifacimento delle facciate, in relazione alle quali sarebbe maturato, in origine, il credito d’imposta successivamente ceduto all’indagato. Per di più, gli stessi avrebbero sostenuto oneri per interventi edilizi eccessivamente sproporzionati rispetto alle caratteristiche e al valore degli immobili posseduti che non sono stati sottoposti a recenti opere di rifacimento delle facciate. Peraltro, anche i successivi cessionari che hanno acquistato gli ingenti crediti d’imposta direttamente dall’imprenditore indagato sono risultati privi di una capacità reddituale e finanziaria adeguata per sostenere un siffatto, rilevante esborso monetario».
Nel corso delle indagini, il 9 giugno scorso, era già stato eseguito dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bari un decreto di sequestro preventivo avente per oggetto beni e crediti di imposta per un valore di oltre 140 milioni di euro costituenti il profitto e il prodotto dei reati di emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, indebita compensazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.
I successivi approfondimenti investigativi avrebbero permesso, inoltre, di accertare che la ex moglie dell’imprenditore arrestato avrebbe ricevuto denaro proveniente dalla monetizzazione di parte dei suddetti crediti inesistenti, impiegando alcune delle liquidità così ottenute nell’attività economica di una s.r.l. con sede a Lecce, avente per oggetto la fabbricazione di articoli elettromedicali, di cui è amministratore unico.