Foggia, si pente un esponente di spicco della “Società”: il boss collaborerà con la giustizia

Un esponente di spicco della cosiddetta Società Foggiana ha deciso di collaborare con la giustizia. Si tratta di Ciro Francavilla, 50 anni, elemento apicale di una delle tre batterie (come vengono denominate a Foggia le compagini mafiose), ovvero il clan Sinesi-Francavilla.

Ciro Francavilla, detto “il capellone”, renderà pubblico il suo pentimento e l’inizio della collaborazione con i magistrati della procura antimafia di Bari nell’udienza fissata il 2 febbraio.

La decisione di collaborare con la giustizia sarebbe stata presa da qualche settimana e il suo contributo potrebbe risultare importante per ricostruire i principali eventi criminali della Società foggiana e scoperchiare eventuali “aderenze” a vari livelli.

La difesa di “capellone” è stata assunta dall’avvocato Fabrizio Caniglia del foro di Bari, mentre in precedenza era assistito dall’avvocato Ettore Censano di Foggia che difende anche Giuseppe Francavilla, fratello di Ciro, che non ha manifestato alcuna intenzione di pentirsi.

Alcuni giorni fa, il 26 gennaio, si è chiuso definitivamente in Cassazione il processo “Decima Azione“, tra i più importanti nella storia della mafia foggiana e a Ciro Francavilla, tra gli imputati, sono stati confermati 9 anni, 9 mesi e 10 giorni per mafia ed estorsione. È detenuto insieme al fratello Giuseppe, a cui sono stati confermati 12 anni di reclusione.

L’operazione scattò nel 2018 quando i carabinieri arrestarono 29 persone appartenenti alle tre differenti batterie della mafia foggiana, Moretti-Pellegrino-Lanza, Sinesi-Francavilla e Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese.

Ciro Francavilla è cugino di Emiliano ed Antonello Francavilla, anche loro elementi di spicco del clan. La sua lunga carriera criminale è stata contraddistinta soprattutto dalle estorsioni, portate a termine per agevolare il clan mafioso di appartenenza. Francavilla è il 13esimo pentito della mafia foggiana. Numeri esigui, come sottolineato spesso da magistrati e forze dell’ordine, a fronte dei circa 300 affiliati che la criminalità organizzata mafiosa conta sul territorio.

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