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Foggia, indagini sulle comunali del 2019: «Non voti mio figlio? Sarai licenziata»

Nuovi problemi in vista per l’ex consigliere comunale di Foggia, Danilo Maffei. Dopo essere stato accusato di voto di scambio in occasione delle elezioni regionali del 2020, è ora Ludovico, il padre del giovane politico a essere incappato nella rete della Giustizia. Nei suoi confronti, gli agenti della Digos della Questura di Foggia e della…

Nuovi problemi in vista per l’ex consigliere comunale di Foggia, Danilo Maffei. Dopo essere stato accusato di voto di scambio in occasione delle elezioni regionali del 2020, è ora Ludovico, il padre del giovane politico a essere incappato nella rete della Giustizia.

Nei suoi confronti, gli agenti della Digos della Questura di Foggia e della locale Polizia Postale, hanno eseguito un’ordinanza “di divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione e del divieto temporaneo di esercitare attività d’impresa e di ricoprire uffici direttivi delle persone giuridiche”. Nell’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica, viene accusato di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio, violenza o minaccia per costringere a commettere un reato, istigazione alla corruzione, violenza privata, violenza o minaccia a un elettore.

Ludovico Maffei è stato presidente di una società cooperativa, tra l’altro concessionaria di un appalto pubblico di fornitura di servizi per gli asili nido comunali, e l’inchiesta che lo riguarda era partita dalla denuncia di una persona che aveva ricevuto lamentele da parte di alcuni dipendenti della cooperativa che affermavano di essere stati costretti dal presidente a votare suo figlio Danilo alle elezioni amministrative del 2019: in caso contrario, sarebbero stati licenziati.

Danilo Maffei, 33enne, laureato in economia aziendale, fu eletto al Comune, nel 2019, nella coalizione di maggioranza, con la lista civica “Foggia Vince”. Ottenne 913 voti: un riscontro di preferenze che destò impressione, soprattutto perché ottenuto da un “esordiente” della politica. Nel settembre 2020, il consigliere comunale si candidò anche alle elezioni Regionali, in una lista civica, “La Puglia Domani” che sosteneva il centrodestra di Fitto, mancando di poco il successo, grazie agli oltre 4.800 voti ricevuti, 4.231 dei quali nella sola città di Foggia.

In quest’ultima occasione partirono le indagini della Digos che lo coinvolsero. Un presidente di seggio aveva chiamato la Polizia perché aveva sentito il rumore di uno scatto fotografico. L’elettore fu fermato e interrogato dagli agenti: ammise che la foto era stata spedita a suo figlio per dimostrare che il voto era stato attribuito proprio a Danilo Maffei. In compenso, il figlio dell’elettore aveva ricevuto la promessa di un posto di lavoro. Proseguendo nelle indagini, i poliziotti scoprirono che altri elettori – che per questo erano stati denunciati – avevano votato Maffei, fotografando la scheda come prova, dietro compenso di 40 euro ciascuno.

In seguito, nella relazione presentata dal Prefetto a corredo della richiesta di commissariamento del Comune di Foggia per infiltrazioni mafiose, veniva annotato che Maffei era stato sorpreso in compagnia del figlio di Michele Russi, il boss di San Severo, ucciso nel novembre del 2018, e di un altro malavitoso locale.

In una nota firmata da uno dei difensori di Ludovico Maffei, l’avv. Roberto Eustachio Sisto (associato nello studio del padre, l’on. Francesco Paolo), si contesta l’estraneità dell’indagato dai fatti che gli vengono attribuiti e si prospetta la possibilità di azioni legali contro esponenti locali della politica che hanno subito rilasciato alla stampa dichiarazioni nei confronti del loro assistito.

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