Foggia, dietro l’exploit elettorale ci sarebbe il voto di scambio

Sono state chiuse le indagini sugli episodi di voto di scambio che nel 2020 avevano caratterizzato le elezioni regionali a Foggia.

Lo ha rivelato l’avvocato Luigi Treggiari, in qualità di difensore del politico indagato per l’ipotesi di reato, nel corso di un incontro pubblico intitolato “Gli spazi giudiziari. La prevenzione e il controllo dei fenomeni di infiltrazione mafiosa”, promosso anche dall’associazione “Capitanata 2050” di Giovanni Quarato, già candidato sindaco a Foggia per il Movimento Cinque Stelle alle amministrative del 2019, che erano state oggetto già di una denuncia per lo stesso “sospetto”.

In quella sede, Mario Nobile, segretario provinciale di “Sinistra Italiana Capitanata”, aveva rivolto una domanda diretta al procuratore capo del Tribunale di Foggia Ludovico Vaccaro: se, senza voler violare segreti di indagine, a che punto è l’inchiesta sul voto di scambio e sul voto di scambio politico-mafioso a Foggia?

Chiaramente, il magistrato ha avuto un momento di forte imbarazzo, perché si tratta di un caso sul quale l’inchiesta ha raggiunto un momento cruciale, come ha rivelato subito dopo Treggiari, che è presidente della Camera penale di Capitanata. «Le indagini sono chiuse e si attende che il pm decida se archiviare o rinviare a giudizio», ha detto Treggiari per togliere d’impaccio il Procuratore, aggiungendo che poteva dirlo essendo uno dei patrocinanti del politico coinvolto.

Vaccaro ha voluto, quindi, precisare che è la Dda ad occuparsi di reati nei quali si rilevano commistioni con ambienti mafiosi ma che, comunque, la Procura di Foggia ha effettivamente svolto indagini sul voto di scambio non collegato alla mafia locale.

La vicenda è nota ed era stata ricostruita anche nella relazione della Commissione di accesso agli atti del Comune di Foggia inviata dal ministero dell’Interno per verificare l’eventuale infiltrazione mafiosa nell’ente, poi effettivamente sciolto per le tante circostanze “compromettenti” riscontrate.

Un consigliere comunale eletto nel 2019 con un notevole e, per molti, inatteso-numero di voti, si era candidato anche alle elezioni regionali del 2020, ottenendo anche in quel caso un consenso inimmaginato. Accadde, però, che un elettore era stato sorpreso a fotografare la scheda votata, pare per provare al candidato di aver dato a lui il voto in cambio di 40 euro. Le successive indagini avrebbero documentato molti altri casi analoghi. Bisognerà attendere l’eventuale processo per conoscere ufficialmente l’identità dell’indagato e l’eventuale coinvolgimento di più candidati nello stesso “sistema”.

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