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Fisioterapista ucciso a Bari: proseguono le indagini. Si segue la pista della vendetta personale

Proseguono a ritmo serrato le indagini sull'omicidio di Mauro Di Giacomo, il fisioterapista 63enne ucciso il 18 dicembre scorso a pochi metri dalla sua casa di via Tauro a Bari. Al momento, però, non sembra possa esserci una svolta imminente. Il fascicolo per omicidio volontario resta a carico di ignoti: fonti vicine alle indagini confermano…

Proseguono a ritmo serrato le indagini sull’omicidio di Mauro Di Giacomo, il fisioterapista 63enne ucciso il 18 dicembre scorso a pochi metri dalla sua casa di via Tauro a Bari.

Al momento, però, non sembra possa esserci una svolta imminente. Il fascicolo per omicidio volontario resta a carico di ignoti: fonti vicine alle indagini confermano che non ci sono persone iscritte nel registro degli indagati e che la pista seguita è quella della vendetta personale.

Il pm Matteo Soave, che coordina le indagini della squadra mobile, ha delegato una serie di atti investigativi, tra cui l’analisi dei tabulati telefonici della vittima e gli accertamenti sulla lettera anonima recapitata pochi giorni prima del delitto allo studio del fisioterapista.

Sotto la lente degli inquirenti le chat del fisioterapista, gli appuntamenti presi sia nel suo studio privato sia al Policlinico di Bari e le sue frequentazioni.

L’autopsia, compiuta dal professor Francesco Introna dell’istituto di medicina legale del Policlinico di Bari, ha rivelato come Di Giacomo avesse lesioni multiple su varie parti del corpo a causa dei numerosi proiettili di pistola che lo hanno colpito in diverse aree corporee, lesioni contusive diffuse (forse provocate da colpi inferti con oggetti contundenti e dalla caduta) e alcune fratture.

Da quanto si apprende, Di Giacomo ha prima avuto una violenta discussione con il suo killer, potrebbe essere stato quindi prima aggredito fisicamente e poi, mentre tentava di fuggire, è stato ferito a morte con numerosi colpi di pistola, sparati sia da vicino che da lontano.

Testimoni ascoltati dagli inquirenti hanno dichiarato di aver visto l’aggressione, ma non hanno fornito elementi utili all’individuazione del killer, che avrebbe agito da solo e poi sarebbe fuggito a bordo di un’auto.

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