C’è una svolta nel tentato omicidio di Roberto Sinesi, capo clan della batteria Sinesi-Francavilla della “Società foggiana”, della figlia e del nipotino di 6 anni, avvenuto in pieno giorno al rione Candelaro del capoluogo dauno il 6 settembre del 2016.
I carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale, questa mattina, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia che ha diretto e coordinato le indagini a carico di una persona, attualmente detenuta al regime penitenziario differenziato del 41 bis dell’ordinamento penitenziario.
Le accuse sono di tentato omicidio plurimo e pluriaggravato dal metodo mafioso e al fine di agevolare la compagine criminale del clan rivale dei Moretti-Pellegrino-Lanza, porto illegale di armi da fuoco, anche da guerra, e ricettazione.
Sinesi, storicamente al vertice dei Sinesi Francavilla, fu ferito unitamente al nipotino all’epoca di soli 4 anni, mentre si trovava in automobile. Nell’abitacolo c’era anche la figlia che rimase illesa. Furono numerosi i colpi d’arma da fuoco sparati da un commando con un fucile d’assalto Ak47 Kalashnikov ed una pistola semiautomatica calibro 9 millimetri x 21, utilizzando un’auto di provenienza illecita, così come ricostruito in maniera certosina attraverso un sistema integrato di investigazioni tradizionali e tecniche, e grazie anche al contributo di alcuni collaboratori di giustizia interrogati dalla Dda di Bari. Sempre in quella circostanza, come stabilito incontrovertibilmente da una recente sentenza passata in giudicato della Suprema Corte di Cassazione, Sinesi rispose al fuoco contro i killer, sparando verso di loro diversi colpi con un’arma che in quel momento portava illegalmente al seguito, motivo per il quale è stato condannato a 5 anni di reclusione.
Secondo quanto riscontrato dagli inquirenti nella fase delle indagini preliminari, la violenta azione criminosa consumatasi ai danni delle tre vittime, a causa del passato criminale di Roberto Sinesi, lo specifico contesto ambientale e le plateali e cruente modalità di realizzazione, è ragionevolmente da inquadrare nella guerra di mafia, risalente al 2015-2016, tra l’altro mai sopita, tra le “batterie” della Società, associazione per delinquere armata, e mafiosa e nell’ambito delle dinamiche criminali del capoluogo riguardanti il controllo del territorio e delle relative attività illecite, principalmente lo spaccio di sostanze stupefacenti e le attività estorsive.
Lo scorso 2 marzo, a Nettuno (Roma), un altro nipote minorenne di Roberto Sinesi, di soli 15 anni, è rimasto gravemente ferito, insieme al padre Antonello Francavilla, in un ennesimo agguato di matrice mafiosa, per il quale, a seguito di indagini di magistratura e forze dell’ordine, sono poi conseguiti altri provvedimenti cautelari.
Direzione distrettuale antimafia di Bari e carabinieri del Nucleo investigativo di Foggia, con l’arresto di oggi, hanno dato una risposta su un grave fatto di sangue riconducibile alle dinamiche delittuose pluriennali delle batterie dell’associazione a delinquere di tipo mafioso nota come ”Società foggiana”, come pacificamente riconosciuto da diverse sentenze già passate in giudicato.