Femminicidio a Gravina: «Nessun pericolo di fuga ma può reiterare il reato». Lacarpia resta in carcere

Il 65enne Giuseppe Lacarpia, accusato di aver ucciso la moglie di 60 anni Maria Arcangela Turturo la notte di domenica ottobre a Gravina in Puglia, resta in custodia in carcere.

È quanto ha disposto la gip del tribunale di Bari, Valeria Isabella Valenzi, che però non ha convalidato il fermo dell’uomo.

L’indagato, scrive la gip nell’ordinanza, «non risulta essersi mai allontanato né dal luogo teatro dei fatti risultando presente al momento dell’arrivo dei soccorsi e avendo reso dichiarazioni», né «dall’ospedale dove è stato condotto subito dopo, né prima dell’interrogatorio in Tribunale».

Non risulta, prosegue l’ordinanza, che lo stesso abbia «mai accennato a chicchessia l’eventualità di allontanarsi o di far altrimenti perdere le proprie tracce». Ne deriva che «il fermo non può essere convalidato per difetto di un concreto pericolo di fuga».

Quanto ai gravi indizi, determinante per la gip il video realizzato da una ragazza testimone involontaria di quello che stava accadendo e che «è senza dubbio un’aggressione ai danni della donna».

Sul fronte delle esigenze cautelari, per la gip sussiste il «pericolo di reiterazione del reato» dovendosi ritenere «in base alle circostanze del fatto, che l’indagato sia soggetto estremamente pericoloso, poiché violento, calcolatore e privo di ogni inibizione. L’indole aggressiva dell’indagato trova del resto conferma nel suo curriculum criminale».

Sulla premeditazione, la gip ritiene che possa essere ravvisata «pur necessitando in vista del merito di ulteriori approfondimenti».

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