Si è tolto la vita in carcere, il 65enne Giuseppe Lacarpia, accusato dell’omicidio volontario della moglie, Maria Arcangela Turturo, avvenuto a Gravina in Puglia la notte tra il 5 e il 6 ottobre scorsi.
A lanciare l’allarme sono stati i suoi compagni di cella – Lacarpia condivideva la stanza con altri sette detenuti – ma l’intervento della polizia penitenziaria, intorno alle 3 di questa notte, non è servito a salvargli la vita.
Secondo quanto si è appreso, non avrebbe lasciato biglietti o messaggi. Del caso è stato informato il pm di turno, e la Procura di Bari sta valutando se disporre autopsia o altri esami sul cadavere del 65enne.
Stando a quanto ricostruito nelle indagini, Lacarpia avrebbe ucciso sua moglie dopo aver portato la Fiat 500 contro un muretto, poi avrebbe dato fuoco alla vettura e, non riuscendo a uccidere la donna (perché lei sarebbe scappata), l’avrebbe inseguita, spinta per terra e poi le sarebbe salito sopra, con i suoi 90 chili, schiacciandola a morte.
La donna è morta in ospedale, ad Altamura, dopo aver raccontato quanto accaduto ai sanitari e alla polizia. Lacarpia era stato arrestato con l’accuse di omicidio volontario aggravato dal legame di parentela, dalla premeditazione e della crudeltà.