False domande per regolarizzare cittadini stranieri in Italia: due arresti per peculato a Taranto

Sono stati alcuni errori nelle istanze di “emersione” di cittadini stranieri presenti in modo irregolare sul territorio italiano presentate all’Ufficio immigrazione della Questura di Taranto e l’età avanzata o il deficit psicofisico, nella quasi totalità dei casi, dei presunti datori di lavoro, a insospettire gli investigatori della Polizia di Stato del capoluogo jonico che, questa mattina, al termine di una indagine coordinata dalla Procura della Repubblica, ha eseguito una misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di due persone.

Una di esse è ritenuta presunta responsabile, in concorso, dei reati di peculato, favoreggiamento aggravato dalla permanenza illegale di cittadini stranieri irregolari nel territorio tarantino, falso in atto pubblico commesso da pubblico ufficiale, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e tentata truffa in concorso per il conseguimento di erogazioni pubbliche. L’altra deve rispondere di peculato in concorso con il primo. La misura prevede anche il divieto di intrattenere comunicazioni con estranei.

Le indagini sono partite da alcune verifiche, eseguite dall’Ufficio Immigrazione, circa richieste di regolarizzazione di cittadini stranieri, e finalizzate a scongiurare eventuali abusi dell’istituto dell’emersione, anche attraverso controlli presso i datori di lavoro. L’attenzione si è soffermata su un gruppo di istanze che sembravano avere un’unica regia. Infatti, in questo gruppo di richieste compariva l’erronea indicazione della nazionalità dei lavoratori (”Cina Repubblica Nazionale Taiwan” anziché ”Repubblica popolare Cinese”). Inoltre, nella quasi totalità delle istanze, i presunti datori di lavoro risultavano avere un’età avanzata o un deficit psicofisico di varia natura.

Più precisamente tutti i datori di lavoro, che avevano presentato istanze di emersione dal lavoro nero per l’anno 2020, erano sottoposte all’istituto dell’amministrazione di sostegno in carico ad uno dei due indagati, nominato dal giudice tutelare del Tribunale Civile di Taranto.

Secondo quanto ricostruito dalla Squadra mobile, sotto la direzione della Procura, il modo di agire sarebbe consistito nella creazione di false pratiche di emersione con l’appropriazione, talvolta, di somme di denaro delle persone amministrate. Il secondo presunto responsabile, quale legale rappresentante di un’agenzia di badanti, avrebbe ricevuto indebitamente ed in più tranches sul suo conto corrente personale una cifra ingente, distratta dal conto corrente di suoi amministrati.

Risultano indagati 14 cittadini cinesi poiché gli stessi, in concorso con terzi non identificati e con l’indagato quale amministratore di sostegno del “datore di lavoro”, venivano indicati nelle pratiche di emersione del lavoro irregolare come finti badanti al fine di conseguire il permesso di soggiorno e/o erogazioni da parte dello Stato.

Nell’ordinanza, il gip del tribunale di Taranto, accogliendo le risultanze investigative del pubblico ministero, ha sottolineato come i due indagati, nel condurre le attività delittuose, abbiano manifestato una camaleontica capacità di dissimulare i propri intenti criminali, celandosi dietro le vesti di soggetti dediti ad attività connotate quasi esclusivamente da spirito filantropico e altruismo disinteressato. È stato inoltre disposto ed eseguito il sequestro preventivo ex articolo 321 codice di procedura penale finalizzato alla confisca diretta, anche per equivalente, della somma complessiva di 10.030 euro per l’amministratore di sostegno e di 14.355,77 euro per entrambi gli indagati.

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