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Faida tra i clan Capriati e Di Cosola-La Rosa: otto condanne in abbreviato per i fatti accaduti a Putignano

Otto persone sono state condannate a pene da un anno e quattro mesi a sette anni e quattro mesi di reclusione nell'ambito del processo sulla criminalità a Putignano. I fatti risalgono al 2017 e si inseriscono in una faida tra il clan Capriati e il clan Di Cosola-La Rosa, di Bari ma radicati anche a…
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Otto persone sono state condannate a pene da un anno e quattro mesi a sette anni e quattro mesi di reclusione nell’ambito del processo sulla criminalità a Putignano.

I fatti risalgono al 2017 e si inseriscono in una faida tra il clan Capriati e il clan Di Cosola-La Rosa, di Bari ma radicati anche a Putignano, in particolare nel quartiere San Pietro Piturno.

Gli imputati avevano scelto di essere giudicati con rito abbreviato.

Il gip di Bari, Angelo Salerno, ha condannato a sette anni e quattro mesi di reclusione Paolo Cutrignelli, ritenuto appartenente al clan Di Cosola-La Rosa e riconosciuto responsabile del tentato omicidio – aggravato dal metodo mafioso – di un membro del clan Capriati.

Per lo stesso reato sono invece stati assolti “per non aver commesso il fatto” Francesco Tauro (condannato a un anno e quattro mesi per detenzione illegale di armi) e Nicholas Fallacara, condannato invece a sette anni di reclusione per tentata estorsione, detenzione illegale di armi, detenzione e traffico di stupefacenti e ricettazione.

La pena di sei anni e quattro mesi è stata inflitta a Giuseppe Posa per ricettazione, detenzione e spaccio di stupefacenti e detenzione illegale di arma.

La pena di tre anni e quattro mesi è stata data a Luca Martucci e Giuseppe Lovero per detenzione e spaccio di stupefacenti, reato per il quale Vincenzo Calabrese è stato condannato a tre anni. La droga, secondo quanto ricostruito, era venduta anche da minorenni.

Infine, Luigi Campanella è stato condannato a tre anni e due mesi per lesioni personali aggravate dal metodo mafioso: secondo l’accusa avrebbe ferito a colpi di pistola, in luogo pubblico, un esponente della fazione rivale “al fine di agevolare l’attività di un’associazione di tipo mafioso di appartenenza”, il clan Capriati.

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