Tutto da rifare per il boss foggiano Antonello Francavilla, nel processo per l’estorsione ad un imprenditore del luogo, costretto a pagare tremila euro al mese, per sei mesi, da giugno a novembre 2013.
Nonostante il procuratore generale avesse chiesto il rigetto del ricorso, la seconda sezione della Suprema Corte di Cassazione, in accoglimento dei motivi di impugnazione presentati dall’avvocato Dario Vannetiello, ha annullato la sentenza di condanna emessa nei confronti di Francavilla dalla Corte di appello di Bari il 22 giugno 2021. In primo grado, il tribunale di Foggia il 4 dicembre 2019, lo aveva condannato a 8 anni e mesi 6 di carcere, poi ridotti in appello a 6 anni.
«È un ulteriore risultato favorevole che il ritenuto boss Antonello Francavilla ottiene all’interno di tale procedimento – commenta il suo difensore – dopo l’assoluzione da uno dei due reati di estorsione ottenuta in primo grado, dopo aver resistito con successo alla richiesta di confisca della abitazione intestata alla moglie Elisabetta Sinesi, risultati positivi ai quali si aggiungono gli arresti domiciliari nel corso del giudizio di secondo grado».
A seguito della decisione della Cassazione, tenendo conto dei motivi della decisione (che saranno disponibili entro un paio di mesi) si dovrà procedere per Antonello Francavilla ad nuovo giudizio innanzi a diversa sezione della Corte di appello di Bari per valutare l’istanza del difensore.
La Suprema Corte ha anche provveduto a rigettare il ricorso proposto dal procuratore generale nei confronti di coloro che furono assolti (Leonardo e Vito Bruno Lanza), a rigettare il ricorso di Marco Matteo Piserchia, nonché ad annullare la sentenza di condanna per Leonarda Francavilla, limitatamente all’aumento di pena per la continuazione interna nonché ad annullare per Mario Lanza, limitatamente all’aumento di pena per la continuazione interna, alla aggravante delle più persone riunite e alla confisca.
Antonello Francavilla, un anno fa, era sfuggito miracolosamente a un agguato mortale nel quale era stato gravemente ferito suo figlio, ora 17enne. L’uomo si trovava ai domiciliari con la sua famiglia, a Nettuno. Ed era proprio lì che i killer lo avevano raggiunto: si erano annunciati con «Polizia, è un controllo» e appena aperta la porta, avevano sparato all’impazzata all’interno.
Il ragazzino, accortosi delle pistole era scappato a nascondersi in bagno, ma era stato raggiunto dai sicari che avevano sfondato la porta a calci e avevano esploso altri tre colpi, che lo avevano ferito a testa e torace. Non prima, però, di aver sparato cinque volte contro il boss. Subito dopo, erano scappati per le strade che dalla cittadina pontina portano ai Castelli Romani, aiutati probabilmente da un terzo uomo alla guida di un’auto.
A gennaio scorso, poi, Francavilla era stato sorpreso a Foggia mentre entrava in un bar, con uno zainetto e all’interno una pistola calibro 9 con altri 14 proiettili. L’uomo, sorvegliato speciale, era stato notato e fermato da agenti della polizia, che lo hanno arrestato per porto illegale di arma da sparo.