Era ai domiciliari ma tentò un’estorsione al cinema Royal di Bari: non ci fu metodo mafioso

Pena ridotta a un anno di reclusione per Michele Miracapillo, condannato per una tentata estorsione ai danni del cinema Royal di Bari, avvenuta nel 2007.

La Corte di Cassazione ha rideterminato la pena nei confronti di Miracapillo accogliendo il ricorso del suo difensore, l’avvocato Massimo Roberto Chiusolo, escludendo l’aggravante del metodo mafioso e che l’uomo avrebbe agito in nome e per conto del clan Capriati.

Miracapillo fu arrestato con il boss Antonio Capriati nel 2006 nell’operazione Atropo e riuscì, dopo poche settimane, a ottenere la misura degli arresti domiciliari ma, proprio durante quel periodo, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Bari, tentò di estorcere una ingente somma di denaro al titolare del cinema Royal.

Quest’ultimo denunciò le pressioni subite e fu avviata una intensa attività di indagine da parte della Squadra mobile che arrestò in flagranza Miracapillo nel gennaio del 2007 quando, approfittando di una autorizzazione per sottoporsi ad una visita medica ambulatoriale, andò al cinema Royal per sollecitare il titolare a versare la somma richiesta ma trovò ad attenderlo gli uomini delle forze dell’ordine che lo arrestarono.

Nacque così un processo parallelo al blitz Atropo che è durato oltre sedici anni e che nei giorni scorsi si è concluso. In primo grado i giudici della seconda sezione penale del tribunale di Bari condannarono Miracapillo, ritenendo l’aggravante mafiosa, sia per il tentativo di estorsione che per l’evasione dagli arresti domiciliari a 5 anni di reclusione e 5mila euro di multa.

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