«Chiacchiere. Le ho vissute sulla mia pelle. Una procura chiacchierona. Date risposte concrete. Date fiducia ad una città che di Voi, giustamente, non si fida». È il post dell’avvocato e presidente di Foggia dell’Aiga – Associazione italiana giovani avvocati – Mario Aiezza nel commentare sul web un articolo sulle indagini svolte dalla Procura di Foggia sul disastro aereo avvenuto sabato mattina sul Gargano costato la vita a sette persone.
Sul punto si registra la dura presa di posizione della sezione di Foggia dell’ Associazione Nazionale Magistrati che «esprime la propria solidarietà ai magistrati della Procura di Foggia in relazione ai commenti pubblicati dall’avvocato Mario Aiezza». Affermazioni che, secondo l’Anm appaiono «non solo offensive nei confronti di magistrati quotidianamente impegnati nello svolgimento della funzione, ma anche poco rispettose della immane tragedia che ha colpito le famiglie delle vittime, alle quali tutta la popolazione pugliese è vicina».
Per l’Anm, «le esternazioni contro l’Ufficio requirente foggiano, anche per il tramite di un commento sulla pagina FB di una testata locale, appaiono di particolare gravità proprio perché provenienti da un avvocato del Foro di Foggia, dal quale ci si attende rapporti improntati a dignità e a reciproco rispetto, come prevede il codice deontologico forense».
L’associazione nazionale magistrati «valuta in maniera decisamente negativa la scelta dell’avvocato Aiezza, presidente della sezione foggiana dell’AIGA, di evocare una presunta sfiducia da parte della cittadinanza nei confronti della procura di Foggia, affermazione questa apodittica e di portata tale da ingenerare il convincimento di un isolamento dei magistrati di un ufficio impegnato su un territorio sempre più segnato da una grave emergenza criminale».
«Evocare una presunta sfiducia da parte della collettività – aggiunge l’Anm – non fa che contribuire a segnare una dannosa distanza tra cittadinanza e servizio giustizia di cui il territorio foggiano non ha certamente bisogno e che è contraria alla realtà la magistratura continuerà a lavorare senza seguire le logiche del clamore mediatico, che spesso possono avere conseguenze negative non solo sulle indagini ma anche sulla vita personale degli indagati e spesso e dolorosamente anche sulla vita delle persone offese». Pertanto i magistrati osservano che «è opportuno che la libertà di critica si basi sulla completezza delle notizie e soprattutto sulla loro verità».