Maglia nera, anzi nerissima, per Bari che si aggiudica il terzo posto nazionale nella classifica delle città con più ecoreati in materia di rifiuti. Il rapporto ecomafie di Legambiente non ammette deroghe ma, al contrario, fotografa dati alla mano una situazione allarmante e che sfiora il sistema mafioso.
Con 251 reati commessi nel 2021 (hanno fatto peggio Roma, con 430 e Napoli con 394), 189 persone denunciate ma nessun arresto e soli 161 sequestri, rappresenta un quinto di tutto il tessuto regionale e il 3 per cento dei reati commessi in Italia. E il paragone con le prime due in classifica negativa non aiutano: a Roma sono state denunciate 443 persone e arrestate 24, mentre i sequestri sono stati 188. A Napoli, invece, 527 i denunciati, 44 gli arrestati e ben 422 i sequestri.
Migliora, ma non di molto, la situazione dei reati commessi nel ciclo del cemento, dove Bari è tredicesima con 144 contestazioni, 206 persone denunciate, nessun arresto e 81 sequestri. Peggio hanno fatto le altre due pugliesi: Foggia, al nono posto, e Lecce al decimo. Diciannovesima Taranto, 57esima Brindisi, 61esima la Bat.
Si distingue, in negativo, anche per i reati di “archeomafia”, ben 24 commessi nel 2021, praticamente oltre la metà di quelli commessi in tutta la Puglia, 44, 603 quelli di tutto il Paese. «In Italia, che è un continuo susseguirsi di giacimenti a cielo aperto di reperti archeologici – spiegano da Legambiente – sono quest’ultimi a rappresentare il business più florido, essendo beni sconosciuti fino al loro ritrovamento, non sono catalogati e sfuggono così alle ricerche degli investigatori.
L’archeomafia è anche un’occasione unica per riciclare denaro, utilizzare i beni trafugati come moneta di scambio per partite di droga e armi, come mezzo di ricatto nei confronti dello Stato».
I traffici di animali vedono Bari all’ottavo posto nella classifica negativa, con 156 reati (588 in tutta la Puglia), 137 persone denunciate, nessun arresto e 156 sequestri. Report negativo anche sul fronte incendi, dove Bari si attesta al quarto posto dopo Messina, Cosenza e Salerno: rispettivamente 487, 431, 250 e 208. Quello che colpisce di più però è il numero, scarnissimo, di denunciati nel 2021: solo 4 persone, con un arresto e 2 sequestri. Due posti più sotto, al sesto, si trova Foggia, Taranto e Lecce (decimo e undicesimo). Oasi felici Bat e Brindisi, al posto 100 e 101. «Solo in parte gli incendi si spiegano con la tradizione agropastorale, che considera il fuoco un mezzo per procurarsi nuovo pascolo o, nel caso dei contadini, per rigenerare la fertilità del terreno. Nel resto dei casi – avverte Legambiente – l’incendio doloso si lega a interessi speculativi nell’edilizia, ma non solo: il numero di incendi crea o conferma assunzioni di operai forestali precari.