Due agenti aggrediti nel carcere di Trani. Il sindacato: «Inaccettabile sovraffollamento e poco personale»

Due agenti della polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Trani sarebbero stati aggrediti in due distinti episodi avvenuti all’interno della casa circondariale.

A denunciarlo è Federico Pilagatti, segretario del sindacato di polizia penitenziaria (Sappe).

La prima sarebbe avvenuta lo scorso 25 gennaio quando un poliziotto sarebbe stato colpito da un detenuto invitato a lasciare la stanza adibita a barberia e in procinto di chiudere.

La seconda aggressione risale a ieri quando «un poliziotto in servizio al reparto accoglienza è stato aggredito un detenuto di origini campane di 45 anni con problemi psichiatrici e trovato in possesso di un’arma da taglio ricavata da una staffa del televisore», fa sapere Pilagatti spiegando che l’aggressione sarebbe scaturita dal sequestro dell’arma fatta dall’agente. La vittima ha riportato una ferita al volto e alcune tumefazioni giudicate guaribili in una settimana. «A evitare il peggio – sottolinea il sindacalista – è stato l’intervento di un altro agente».

Per il segretario è «inaccettabile che per colpe assai precise della politica e dell’amministrazione penitenziaria nel carcere di Trani non si possa più lavorare in quanto i detenuti violenti non vengono trasferiti».

Per Pilagatti «non è accettabile che un carcere con 250 posti debba ospitare quasi 450 detenuti, mentre l’organico di polizia penitenziaria è ridotto ai minimi termini per le malattie determinate dai danni provocati dai detenuti e per i pensionamenti».

Il Sappe, conclude Pilagatti, «ritiene che ci siano tutti gli elementi per un intervento della magistratura dopo che il decreto del 2008 aveva previsto il trasferimento alle Asl alle funzioni sanitarie afferenti agli ospedali psichiatrici giudiziari le Regioni avrebbero dovuto garantire la cura e la riabilitazioni di tali soggetti, cosa che non avviene».

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