Droga nell’auto dell’amante, parla l’avvocato della vittima: «La fiducia nella giustizia è un atto di fede»

Dopo che le accuse per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti nei confronti degli avvocati baresi Gaetano Filograno e Nicola Loprieno sono cadute “perché il fatto non sussiste”, interviene Michele Laforgia, il legale dell’imprenditore ritenuto persona offesa nella vicenda.

«Alla fine la fiducia nella giustizia, sempre invocata, talvolta a sproposito, finisce davvero per richiedere un atto di fede, affidato alla speranza nell’aldilà», afferma Laforgia.

La gup del Tribunale di Bari, Antonella Cafagna, ieri, ha assolto il primo (aveva scelto l’abbreviato) e prosciolto il secondo. I due erano stati accusati dai pm Savina Toscani e Claudio Pinto di aver fatto in modo che, nel 2014, la Guardia di finanza trovasse 26 grammi di cocaina nell’auto dell’imprenditore durante una perquisizione. Per quella vicenda l’uomo, all’epoca amante e attuale compagno della ex moglie Filograno, fu a sua volta assolto con formula piena. Nella sentenza, i giudici ritennero “fondata” l’ipotesi che la droga fosse stata posizionata da altri.

Filograno e Loprieno, rispettivamente docente di diritto civile dell’università Lum e consigliere comunale della maggioranza di centrosinistra, furono tirati in ballo dalla testimonianza di un garagista, Nicola Piperis, che li indicò come i promotori del complotto a danno dell’imprenditore.

L’uomo, un 54enne della provincia di Bari, ha accolto la notizia «con lo stato d’animo di chi ha subito ormai quasi dieci anni fa un grave torto – dice ancora Laforgia -, certificato da una sentenza irrevocabile, e un ulteriore, odioso abuso da parte di un ex servitore dello Stato, riconosciuto anche dalla decisione di ieri, senza che sia stato individuato il mandante, o i mandanti, del disegno criminoso ordito ai suoi danni».

Ieri la gup ha infatti condannato a un anno e quattro mesi l’ex finanziere Enzo Cipolla, capopattuglia che coordinò la perquisizione del 2014, per tentata corruzione in atti giudiziari: avrebbe chiesto all’imprenditore, nell’ambito del processo a suo carico per i 26 grammi di cocaina, 15mila euro per pilotare la sua testimonianza in aula e favorirne l’assoluzione.

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