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Dopo il blitz, gli insospettabili pusher in silenzio davanti al gip

Scelgono il silenzio i personaggi chiave del blitz su un fiorente narcotraffico tra Bari e la provincia, scoperto dalla guardia di finanza nei giorni scorsi. Ieri mattina, una parte dei 12 arrestati (3 in carcere e 9 ai domiciliari) è comparsa dinanzi al gup Francesco Mattiace per il primo interrogatorio di garanzia. In presenza o…

Scelgono il silenzio i personaggi chiave del blitz su un fiorente narcotraffico tra Bari e la provincia, scoperto dalla guardia di finanza nei giorni scorsi. Ieri mattina, una parte dei 12 arrestati (3 in carcere e 9 ai domiciliari) è comparsa dinanzi al gup Francesco Mattiace per il primo interrogatorio di garanzia. In presenza o in collegamento video, sono stati sentiti Davide Monti, l’ex bambino con la pistola, oggi 32enne con numerosi precedenti penali, e il 27enne Vito Giuseppe Laera.

I due, entrambi assistiti dall’avvocato Andrea Melpignano, sono ritenuti dalla pm antimafia Bruna Manganelli e dal procuratore aggiunto Francesco Giannella, gli organizzatori del business illecito: il traffico di marijuana e cocaina consumato tra il 2017 e il 2019 tra Bari e i comuni del sud est della provincia, attraverso una rete di oltre 40 giovanissimi, alcuni poco più che ventenni. Laera è ritenuto il braccio destro di Monti a Turi, sede logistica del gruppo. I due, entrambi detenuti, hanno scelto di non avvalersi della facoltà di non rispondere.

Stessa scelta è stata adottata dalla 29enne Annalisa Coppi, figlia di un agenti di polizia penitenziaria e che già, nel 2019, era stata arrestata per uno degli episodi contestati nell’ordinanza di custodia cautelare. Ora, ai domiciliari, assistita dall’avvocato Fabio Schino, preferisce tacere e attendere che vengano meno le esigenze cautelari. La giovane è ritenuta dagli investigatori una dei corrieri dell’organizzazione. Le indagini hanno documentato l’uso di utenze telefoniche dedicate intestate a prestanome o di App di messaggistica istantanea, quali Whatsapp, Facebook, Telegram e le chat della Playstation, sulle quali le conversazioni avevano uno specifico linguaggio in codice: «dolci» e «caramelle» per indicare lo stupefacente, «minuti» per definire i grammi, «ciliegie» per indicare il muretto a secco in campagna dove lo stupefacente era stato nascosto. Per salvare i carichi di droga, poi, i corrieri avrebbero tentato di speronare una pattuglia durante un pedinamento e, in un’altra occasione, di investire un militare ad un posto di blocco.

Ma l’aspetto che gli inquirenti hanno definito «allarmante» è la qualità e quantità di insospettabili reclutati dal gruppo, «abbagliati – si legge negli atti – dalla promessa di guadagni facili» e regali, come l’uso illimitato di internet, Sky o qualche dose. E, oltre alla insospettabile figlia del poliziotto, c’era lo studente delle superiori che si prestava come custode dello stupefacente, giovani bariste diventate esperte nel taglio delle dosi, studentesse che da semplici custodi puntavano a salire i gradini della scala gerarchica dell’organizzazione criminale.

Sono tutti loro la “schiera” degli insospettabili giovani pusher agli ordini del pluripregiudicato di Bari Vecchia Davide Monti e operativi su Turi, Conversano, Putignano, Casamassima, Rutigliano, Bitonto, Noicattaro, Gioia del Colle, Altamura. In totale gli indagati sono 44, quasi tutti giovani incensurati apparentemente lontani dai contesti criminali.

L’interrogatorio di garanzia dinanzi al gup Francesco Mattiace proseguirà questa mattina con gli altri giovanissimi coinvolti nella rete degli spacciatori.

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