Dodicenne bullizzata dal branco a Taranto: salvata dai volontari al doposcuola

«Ho perso la voglia di vivere». Questa frase, pronunciata da Claudia (nome di fantasia), una ragazzina di 12 anni, ha fatto scattare l’allarme in casa Abfo, l’associazione benefica che da anni si occupa di famiglie disagiate, persone senza fissa dimora e anche migranti.

Claudia per più di un anno è stata vittima di bullismo da parte di alcune sue coetanee. Nella sede dell’associazione, l’ex scuola Codignola, trascorre i pomeriggi per fare doposcuola. Negli ultimi mesi il suo umore però è andato peggiorando. La madre ha raccontato che andava controvoglia a scuola e quando i volontari le hanno trovato sulle braccia alcuni lividi, hanno deciso di indagare e intervenire.

La ragazzina vive una situazione familiare difficile. Ha perso il papà quando era piccolina e la mamma ha fatto ogni tipo di lavoro per cercare di non farle mancare nulla ma per lunghi periodi si è rivolta all’associazione chiedendo aiuto.

Quando Claudia ha percepito che poteva fidarsi, ha raccontato ai volontari dell’Abfo che un gruppo di ragazzine la perseguitava. Agivano in luoghi dove non potevano essere viste dai professori. La insultavano, la isolavano, mettendola a disagio. In alcune circostanze la accerchiavano e la picchiavano in gruppo. Spintoni, schiaffi, tirate di capelli. Gli operatori e le assistenti sociali dell’Abfo sono riusciti a intercettare il malessere della ragazzina. Quelle parole sulla voglia di vivere hanno innescato un lungo e paziente lavoro di ricerca per capire la situazione e alleviare le sofferenze della ragazzina.

«Non ha voluto fare i nomi delle sue aguzzine, né a noi interessavano. Volevamo che il suo disagio venisse fuori e terminasse, per riportare il sorriso sul suo volto», raccontano le volontarie che la seguono nei pomeriggi al doposcuola. «Il grande problema è che i ragazzi e le ragazze vittime di bullismo non parlano. Hanno paura e si chiudono, creando un pericoloso circolo vizioso», commenta il presidente dell’associazione Andrea Occhinegro. «In questo caso neanche i docenti a scuola si erano accorti. Chi andrebbe accusato è la nostra società, sempre più sorda a questi campanelli d’allarme. A cominciare da tanti genitori che non danno la giusta importanza a quei piccoli episodi quotidiani di mancanza di rispetto verso il prossimo, che poi sono i primi semi degli atti di bullismo vero e proprio». La mamma ha chiesto e ottenuto l’immediato trasferimento della figlia in un’altra scuola.

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