Disordini nel carcere minorile di Bari: trasferiti i sei minori autori della rissa

Sono stati trasferiti in altre strutture penitenziarie i sei ragazzi stranieri responsabili della rissa che si è scatenata nei giorni scorsi nel carcere minorile “Fornelli” di Bari. I sei sono stati portati negli istituti di Nisida, a Napoli, e Airola.

A comunicarlo è il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità che esprime ringraziamento nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria in servizio, che hanno sventato il tentativo, di uno dei minori, di incendiare un sedile del mezzo su cui era trasportato.
A seguito dell’intervento è stato sequestrato un accendino utilizzato per appiccare il fuoco. Il trasferimento è avvenuto oggi e si è concluso con successo.

La denuncia del Sappe: «Le carceri minorili sono diventate scuole di criminalità»

I disordini che si sono verificati in questi giorni nell’istituto di pena per minori di Bari evidenziano «il completo fallimento del sistema carcerario, compreso quello minorile» che costa ai «contribuenti italiani decine e decine di milioni di euro». È quanto sostiene Federico Pilagatti, segretario nazionale del sindacato della polizia penitenziaria (Sappe), evidenziando che «le strutture minorili sono anche diventate scuole di criminalità per scelte scellerate», e che nell’istituto di Bari «la tensione resta sempre molto alta».

Pilagatti chiede per i detenuti che creano tensioni «l’applicazione del carcere più duro senza benefici e in sezioni particolari per un periodo fino a sei mesi. È necessario – afferma – fare una riflessione seria sulla gestione e sulla conduzione delle strutture per minori in Italia» ritenendo che «l’arrivo di un numero massiccio di stranieri» abbia «mandato completamente in default le strutture per minori di Milano, Roma e Bari».

Il segretario del Sappe rileva che «le disposizioni in vigore prevedono che i detenuti debbano essere divisi per fasce di età, ma il sovraffollamento nella struttura per minori di Bari, per esempio, non lo permette, per cui i 24 ragazzi che vanno dai 14 ai 17 anni stanno insieme ai 10 maggiorenni che arrivano a 24 anni e che, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno già una carriera delinquenziale. Fino a quando un solo adulto sarà presente nei penitenziari per minori – conclude – non ci sarà legalità e i ragazzi rimarranno ostaggi degli adulti che potranno continuare indisturbati a formare i più giovani che verranno utilizzati come manovalanza».

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