Disastro ferroviario Andria-Corato: «Con più sicurezza non avremmo 23 morti»

Parole dure come pietre, quelle pronunciate dal pubblico ministero Alessandro Pesce, durante la requisitoria del processo in Corte d’Assise, a Trani, per il disastro ferroviario causato dallo scontro tra due treni che correvano in direzione opposta sulla linea delle Ferrovie Bari Nord, tra Andria e Corato. Era il 12 luglio 2016 e quella sciagura costò la vita a 23 persone, oltre a una cinquantina di feriti.

«Se fossero stati investiti 664 mila euro per la sicurezza, con il blocco conta assi, anzichè in altro, oggi non ci sarebbero 23 morti». È uno dei passaggi più significativi della sua requisitoria iniziata nell’udienza di mercoledì, nell’aula bunker del carcere di Trani e che proseguirà, e forse si concluderà, nell’appuntamento del 5 ottobre prossimo. L’accusa, dunque, punta l’indice contro i lavori che avrebbero dovuto garantire più sicurezza su una tratta ferroviaria che era ormai prossima al raddoppio, e sui relativi finanziamenti.

Dopo oltre tre anni, durante i quali sono stati cambiati tre collegi giudicanti, il processo di primo grado è ormai alle battute finali.

Dopo il pm Pesce, sarà la volta delle parti civili e dei difensori dei 18 imputati, 17 persone fisiche e la società Ferrotramviaria. L’atto conclusivo sarà la camera di consiglio da cui verrà fuori la sentenza per la sciagura ferroviaria sulla Andria-Corato.

Il pubblico ministero Alessandro Donato Pesce ha prodotto una copiosa mole di documenti che in parte erano stati già acquisiti e in parte no, raccolti in due faldoni. Anche le altre parti che si sono costituite hanno presentato documenti ma in numero decisamente inferiore.

I reati contestati, a vario titolo, ai 17 imputati fisici sono disastro ferroviario, omicidio colposo e lesioni gravi colpose, omissione dolosa di cautele, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e falso, mentre la società Ferrotramviaria, imputata come persona giuridica, risponde dell’illecito amministrativo dipendente dai reati commessi da vertici e dirigenti.

Prossimo appuntamento, dunque, il prossimo 5 ottobre, a Trani, con la probabile conclusione della requisitoria. Una vicenda giudiziaria il cui esito è molto attesa, in particolare dalle 23 famiglie delle vittime che da sei lunghi anni chiedono che venga fatta giustizia sulla morte dei propri cari.

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