Dalle maglie sociali a quelle, più strette, della giustizia: la maledizione dei presidenti del Foggia

Il calcio a Foggia si è sempre confuso con altro, già dalla titolazione dello stadio, dedicato a Pino Zaccheria, pioniere del basket, morto sul fronte balcanico durante il secondo conflitto mondiale. Un “eroe” della pallacanestro che si ritrova a capo di uno stadio di calcio. Contraddizioni di una città e del suo modo d’intendere lo sport e che si accompagna a una sorta di “maledizione” del rettangolo di gioco, dove la rete delle porte, sono diventate spesso sbarre delle carceri che hanno ingabbiato, neanche fosse il più arcigno dei catenacci calcistici, presidenti rossoneri, capaci di confondere – spesso in modo consapevole – gli affari con lo sport.

Un elenco di presidenti passati dalla tribuna d’onore agli sgabelli delle celle delle patrie galere, dopo essere stati scoperti per i loro traffici illeciti e le truffe allo Stato che li offriva ospitalità senza cori e senza slogan.

A inaugurare la serie fu don Pasquale Casillo, il presidente del calcio zemaniano, quello che ancora resta sulla bocca e nei ricordi dei tifosi rossoneri, capaci di dimenticare le disavventura del presidente arrivato da San Giuseppe Vesuviano e ritornato alla guida del club dopo essere risultato incensurato dalle infamanti accuse di associazione mafiosa. Casillo passerà la mano, ma non finirà la “maledizione” per i presidente rossoneri. Lo imitarono, prima il finanziere Marco Russo – arrestato con l’accusa di riciclaggio di denaro sporco e di truffe online – e dopo Fedele Sannella, quello del pastificio Tamma, arrestato dalla Dda di Milano con l’accusa di riciclaggio per vicende che avevano coinvolto il suo vice, il commercialista Massimo Curci, nella cui villa alla periferia di Carapelle i finanziari recuperarono una cinquantina di Rolex, che in confronto quelli “sequestrati” da Ilary Blasi a Francesco Totti sono quisquilie.

Nel mezzo ci sono anche altri personaggi che hanno avuto i galloni della presidenza rossonera, finiti nelle maglie della giustizia, anche se non da patron del club foggiano. Come, infatti, dimenticare le vicissitudini giudiziarie di Giuseppe Coccimiglio – il presidente/allenatore – arrestato per bancarotta fraudolenta con una evasione fiscale per oltre 15 milioni di euro e una travagliata storia d’amore finita con un’accusa per violenza e maltrattamenti. E come dimenticare Giorgione Chinaglia, attaccante della Lazio dello scudetto, guidata da Tommaso Maestrelli, che a Foggia aveva costruito le sue fortune di mister? Oggi si è aggiunto Nicola Canonico.

Storie di conti in rosso, e di soldi in nero. I colori sociali della società foggiana.

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