La capitaneria di porto di Taranto ha messo i sigilli a un tratto di costa a Punta Rondinella, a ridosso dell’area industriale. La zona di oltre 4mila metri quadrati è stata considerata ad alto rischio ambientale per la presenza di materiale erosivo la cui natura è ad oggi ancora sconosciuta. Dopo il crollo di una falesia, sono emerse scorie di materiale di colore giallastro che pare avere origini non naturali.
La procura indaga su ipotesi di inquinamento ambientale. Al momento il fascicolo è contro ignoti. Si indaga per capire la natura del materiale e come è finito sulla costa. L’inchiesta della capitaneria di porto coordinata dal sostituto procuratore di Taranto Mariano Buccoliero, nasce a seguito di una segnalazione di Luciano Manna, presidente di VeraLeaks, che nel 2020 si era recato sul posto in barca documentando con foto e video lo scempio. Nello specifico, l’ambientalista si è accorto del crollo dello strato roccioso, notando della sostanza arancione che sembrerebbe essere materiale di scarto del ciclo produttivo dell’acciaio.
Queste scorie, se i rilievi disposti dalla procura e affidati all’Arpa Puglia dovessero confermarne l’origine metallurgica, potrebbero rivelarsi materiale industriale di scarto sversato in mare.
La prima segnalazione di Luciano Manna risale al febbraio del 2020. Lo stesso è poi tornato sulla costa a febbraio di quest’anno con l’associazione Giustizia per Taranto e ha nuovamente documentato il tutto, consegnando materiale agli investigatori.
«A breve depositeremo una memoria circa la vigilanza effettuata in questo luogo ed a causa di questo scempio, anche al fine di comprendere di quale natura di inquinanti sia caratterizzato lo sversamento e come sta inquinando il nostro mare» ha detto l’ambientalista.
«Ad Arpa Puglia, che in materia di tutela dell’ambiente nelle aree portuali e demaniali ha sempre dimostrato attenzione e sensibilità, chiediamo – insiste Manna – che sia rispettato il testo unico ambientale e nessuna procedura prevista dalla legge sia saltata. Questa volta non ci accontenteremo di fantomatiche messe in sicurezza. Pretendiamo la caratterizzazione del luogo, la messa in sicurezza e la bonifica completa e reale del luogo inquinato che si estende per centinaia di metri sulla costa».