Più di duecento poliziotti sono impegnati, dalle prime luci dell’alba, in un’operazione che ha portato all’applicazione di 11 misure cautelari nei confronti di altrettante persone nel quartiere Japigia in relazione al corteo funebre che si tenne davanti al carcere di Bari dopo i funerali di Christian Di Gioia, il 27enne barese morto a Japigia nella notte tra il 21 e il 22 giugno dopo essere caduto dalla sua moto.
L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip del tribunale di Bari, su richiesta della direzione distrettuale antimafia.
Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di blocco stradale, consumato lo scorso giugno, per le strade del capoluogo.
Il 24 giugno scorso diverse decine di moto e scooter sfilarono contromano strombazzando davanti al carcere e scortando il carro funebre dopo i funerali di Christian Di Gioia che la notte tra il 21 e il 22 giugno era in moto e poco prima non si era fermato all’alt dei militari.
Qualche giorno dopo apparvero sul luogo dell’incidente scritte e palloncini in ricordo dell’uomo, che aveva una compagna ed era padre di un figlio.
Le auto che percorrevano la strada davanti al carcere furono costrette a fermarsi per consentire il passaggio all’auto funebre, dopo i funerali celebrati nella chiesa della resurrezione al quartiere Japigia, e alle motociclette che procedevano contromano. Inoltre il corteo di scooter e moto percorse anche il quartiere San Pasquale per arrivare fino al rione Libertà dove si trova il cimitero.
Amici e familiari del ragazzo ritenevano che la moto di Di Gioia era stata speronata dall’auto dei carabinieri che lo inseguivano. L’incidente avvenne al termine del ponte Padre Pio a Japigia all’altezza di una rotonda. Una ricostruzione, quella dello speronamento, smentita sia dalla Polizia locale che dalla Procura della Repubblica. La moto e il corpo sarebbero stati trovati subito dopo proprio dai carabinieri che lanciarono l’allarme.
Come accade spesso i social vennero riempiti di insulti e accuse all’Arma e qualche giorno dopo due persone, entrambe con precedenti, al quartiere Poggiofranco minacciarono di morte e insultarono una pattuglia di carabinieri, accusando l’Arma della morte del giovane, e infransero a pugni il lunotto posteriore dell’auto di servizio. Alla fine furono arrestate.
La sorella della vittima con un messaggio inviato al sindaco Antonio Decaro, dopo aver precisato di affidarsi alla giustizia per fare chiarezza, aveva chiesto “scusa per i ragazzi che, mortificati dal dolore hanno fatto quell’errore vicino al carcere per amore di Christian. Nessun atto mafioso, sono solo dei ragazzi che hanno un cuore enorme”. Infine aveva precisato che il fratello “non era un boss come dicono giornali e gente che non conosceva Christian” ma “era un cittadino modello” aveva scritto.