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Corruzione nella Protezione civile pugliese: Illuzzi lascia i domiciliari ma niente appalti con la Pa per un anno

Niente più appalti con la pubblica amministrazione per un anno. È il “prezzo” che il costruttore Illuzzi deve pagare in cambio del ritorno in libertà dopo aver trascorso oltre un mese agli arresti domiciliari. L’attenuazione della misura cautelare è stata disposta ieri dai giudici del Riesame di Bari, ai quali aveva presentato istanza il suo…

Niente più appalti con la pubblica amministrazione per un anno. È il “prezzo” che il costruttore Illuzzi deve pagare in cambio del ritorno in libertà dopo aver trascorso oltre un mese agli arresti domiciliari. L’attenuazione della misura cautelare è stata disposta ieri dai giudici del Riesame di Bari, ai quali aveva presentato istanza il suo difensore, l’avvocato Guglielmo Starace. La misura prevede il “divieto di contrattare con la pubblica amministrazione” per 12 mesi da ieri.

Illuzzi è considerato dalla Procura di Bari uno degli imprenditori “amici” di Lerario, uno del “cerchio magico”, tra coloro insomma che avrebbero ricevuto numerosi appalti, negli ultimi anni, dall’ex dirigente della Protezione civile pugliese, arrestato il 23 dicembre 2021 subito dopo aver intascato una mazzetta. Dopo di lui, in una sorta di biliardo, sono caduti altri birilli: tre giorni dopo è stata la volta di Luca Ciro Giovanni Leccese e Donato Mottola, imprenditori incastrati dalla stessa mazzetta passata a Lerario. Poi, tra perquisizioni, iscrizioni nel registro degli indagati e sequestri di documentazione, è toccato a Illuzzi e ad Antonio Mercurio, ex responsabile della sezione Economato della Regione Puglia (prima di Lerario) e Rup in alcuni appalti. Le accuse sono di corruzione e falso.

Mercurio era già indagato in altri importanti appalti della Protezione civile regionale, l’ospedale Covid in primis. A tenere insieme i numerosi personaggi che gravitano attorno a Lerario, una storia di appalti concessi con criteri esclusivi, con il sistema del frazionamento per arrivare sottosoglia (150 mila euro) e procedere con l’affidamento diretto, di fatture ritoccate, di costi lievitati e iva appositamente sbagliata.

Le indagini, condotte dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria del Comando provinciale di Bari e coordinate dal procuratore capo Roberto Rossi e dal suo aggiunto, Alessio Coccioli, si erano basate sulle intercettazioni, telefoniche e ambientali, ma anche sulle mail e migliaia di carte, che costituiscono il “mondo Lerario”. Secondo i finanzieri, Illuzzi avrebbe pagato una tangente da 35 mila euro, suddivisa in due tranche da 25 prima e da 10 mila euro dopo, per ottenere nove appalti con atti firmati da Lerario e da Mercurio, negli anni 2019, 2020 e 2021 per un importo complessivo di oltre 2 milioni 283mila euro. Ma non solo: l’incrocio delle carte fatto dai finanzieri tra le offerte alla base degli appalti e le relative liquidazioni fatte dalla Regione, avrebbe fatto emergere pagamenti di somme superiore a quelle oggetto di aggiudicazione per oltre 45mila euro senza alcuna giustificazione negli atti. In alcuni casi il metodo sarebbe stato quello di sovrastimare la percentuale di Iva (22% rispetto poi a quella indicata in fattura del 10%) per poi aumentare in fattura l’imponibile e pareggiare i conti.

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