Mario Lerario, l’ex dirigente della Protezione civile regionale, detenuto dal 23 dicembre 2021 (ai domiciliari da marzo 2022), fino a qualche mese fa era ancora delegato a operare sul conto corrente della Regione Puglia, aperto in una delle filiali di Banca Intesa San Paolo.
Il dato, di certo singolare, è tra le motivazioni che hanno indotto il procuratore capo Roberto Rossi e l’aggiunto Alessio Coccioli a chiedere alla gip Anna Perrelli una nuova misura cautelare per Lerario. Misura poi rigettata dalla giudice che ha ritenuto non vi fossero esigenze cautelari valide, proprio per la sua ormai lunga detenzione.
E invece la pensa diversamente la Procura, che nella sua richiesta di misura cautelare fa notare come gli arresti domiciliari possano essere in qualsiasi motivo revocati e le sue dimissioni dall’incarico regionale non siano sufficienti a evitare il pericolo di reiterazione di “condotte dello stesso genere”.
La vicenda è quella che coinvolge anche il dirigente del settore Economato Antonio Mercurio e il costruttore Antonio Illuzzi, da tre giorni anche loro ai domiciliari con le accuse di corruzione (per entrambi) e falso in atto pubblico (per Mercurio e Lerario), nell’ambito della gestione di appalti (nove quelli aggiudicati da Illuzzi), secondo la Procura in cambio di 35mila euro di mazzette.
E sono proprio i due pm, nella loro richiesta di misure cautelari per i tre, a evidenziare il ruolo di quello che considerano il “dominus” del sistema, e cioè Lerario. E sottolineano «la pluralità di episodi corruttivi, le modalità di commissione dei fatti, l’aver abusato delle prerogative spettantegli e l’interferenza esercitata su altri funzionari dell’ente, consapevoli o meno» del fatto che i destinatari finali di quei favori fossero gli imprenditori “amici”».
Ma anche la sua capacità di sfruttare «la rete di relazioni al fine di condizionare illecitamente l’azione amministrativa di altri soggetti pubblici, piegandola a fini privati emergenti».
Un altro aspetto che i pm ritengono degno di nota è la natura dei rapporti con Mercurio, il suo braccio destro in numerose circostanze, rapporti «sedimentati nel tempo», li descrivono, che potrebbero «incidere negativamente sulla regolarità nella gestione dei rapporti contrattuali con imprenditori locali che hanno in piedi rapporti con la Regione».
Le indagini, condotte dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria del Comando provinciale di Bari hanno seguito il metodo consolidato delle intercettazioni, telefoniche e ambientali, ma anche lo studio delle mail e delle migliaia di carte, che costituiscono il “mondo Lerario”. Secondo le indagini, allora, Illuzzi avrebbe pagato una tangente da 35 mila euro, suddivisa in due tranche da 25 prima e da 10 mila euro dopo, per ottenere nove appalti con atti firmati da Lerario e da Mercurio, negli anni 2019, 2020 e 2021 per un importo complessivo di oltre 2 milioni 283mila euro.
L’incrocio delle carte fatto dai finanzieri tra le offerte alla base degli appalti e le relative liquidazioni della Regione, avrebbe fatto emergere pagamenti di somme superiore a quelle oggetto di aggiudicazione per oltre 45mila euro senza alcuna giustificazione negli atti.