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Corruzione elettorale: «Quel sistema politico-clientelare che portò all’elezione di Maurodinoia»

Scricchiola la politica pugliese, dopo l’ennesima spallata al sistema, nella parte “sporca”, data ieri mattina dai carabinieri del Comando Provinciale di Bari e della sezione di pg presso il tribunale di Bari. Dopo lo scossone del 26 febbraio scorso, che ha svelato i rapporti fra i clan baresi e alcuni candidati alle comunali di maggio…

Scricchiola la politica pugliese, dopo l’ennesima spallata al sistema, nella parte “sporca”, data ieri mattina dai carabinieri del Comando Provinciale di Bari e della sezione di pg presso il tribunale di Bari. Dopo lo scossone del 26 febbraio scorso, che ha svelato i rapporti fra i clan baresi e alcuni candidati alle comunali di maggio 2019, creando il “caso Bari”, al termine di indagini durate oltre 3 anni, l’onda giudiziaria ha travolto il movimento politico “Sud al centro”.

È finito agli arresti domiciliari il leader dei civici, Sandro Cataldo, marito dell’assessora regionale ai Trasporti, Anita Maurodinoia, che in questa inchiesta è indagata. Ai domiciliari anche il consigliere circoscrizionale di Sud al centro, Armando De Francesco, dal quale le indagini sono partite, il sindaco di Triggiano Antonio Donatelli, Giovanni Lavacca, Alberto Leo Perrelli, Piergiorgio Andrea Perrelli e il papà dei due fratelli (collaboratori di Cataldo), l’avvocato Vito Perrelli, poi nominato vice sindaco di Triggiano.

In carcere Nicola Lella, ex assessore comunale di Grumo, due divieti di dimora nel comune di Triggiano sono stati notificati a Gaetana (detta Tania) Lanotte e Francesco Donatelli, moglie e figlio del sindaco.

La gip Paola Angela De Santis, che ha contestato l’associazione finalizzata alla corruzione elettorale con riferimento alle elezioni amministrative del 20 e 21 settembre 2020 a Grumo, e 4 ottobre 2021 a Triggiano, nella misura cautelare condivide gran parte della richiesta, firmata dai pm Savina Toscani e Claudio Pinto e dal procuratore aggiunto, Alessio Coccioli. E scrive dell’esistenza di un “sistema politico clientelare e di una macchina organizzativa, che si attiva con modalità illecite in ogni competizione elettorale”.

Una macchina rodata e ben oliata, secondo le indagini, fatta di dazioni di denaro (50 euro a persona) e favori vari (posti di lavoro, in un caso persino la bombola del gas) in cambio del voto in favore del suo partito politico e della moglie Anita Maurodinoia: «È per Anita», registrano le microspie dei carabinieri. Nelle ultime tornate elettorali, emerge poi, Cataldo aveva cambiato sistema preferendo procedere ad elargire i soldi per la compravendita dei voti direttamente ai tanti consiglieri comunali o di circoscrizione presenti sul territorio pugliese, come avvenuto con il consigliere circoscrizionale De Giosa, già condannato per corruzione elettorale.

Secondo gli inquirenti, lo scopo fissato era la rielezione dell’allora sindaco e di altri 2 consiglieri comunali, tra i quali Angela Napoletano, moglie del cugino omonimo, presidente dell’Adisu Puglia. Per ottenere l’obiettivo, Cataldo avrebbe schierato ben due liste, in apparenza concorrenti ma di fatto riconducibili entrambe a lui: “Triggiano al centro” e “CON Donatelli sindaco”. Il primo cittadino, poi fu effettivamente rieletto, e la vittoria con oltre il 60 per cento di preferenze, fu festeggiata e santificata anche con numerose telefonate di complimenti. Dall’inchiesta è emerso, dunque, un sistema ben organizzato che prevedeva l’utilizzo di un data base di oltre 2.000 nominativi, ottenuti in parte grazie all’attività delle università telematiche Pegaso e Mercatorum, e di altre enti di formazione, dei quali Cataldo sarebbe stato socio occulto: centinaia di persone, giovani in particolare, sarebbero stati censiti e poi ricontattati in occasione della tornata elettorale. Chi accettava l’accordo avrebbe dovuto consegnare copia dei propri documenti d’identità e della scheda elettorale per un preciso conteggio dei voti sezione per sezione. La verifica veniva effettuata nel corso delle operazioni di spoglio dove vari “gregari” degli organizzatori, che stazionavano stabilmente nei pressi delle sezioni loro assegnate, verificavano se le persone si fossero effettivamente recate al voto nonché, all’atto dello spoglio, controllavano l’effettiva corrispondenza dei voti “acquistati”. Ai ragazzi incaricati di accompagnare i votanti al seggio venivano dati 10 euro.

La sera del 6 ottobre 2021, in un cassone stradale di raccolta indifferenziata nel quartiere San Giorgio di Bari, furono trovati frammenti di fotocopie di documenti d’identità, codici fiscali di cittadini triggianesi, un consistente numero fac-simile di schede e volantini di propaganda elettorale.

L’indagine ha permesso inoltre di accertare che un sistema analogo era già stato applicato l’anno precedente, nel settembre 2020, durante le consultazioni svoltesi a Grumo Appula. In quel caso, il risultato da raggiungere sarebbe stato la rielezione dell’allora assessore alla Sicurezza e alla Polizia Municipale, Nicola Lella, destinatario del provvedimento di custodia cautelare in carcere.
Tra i gravi indizi di colpevolezza raccolti c’è il ritrovamento di due fogli sui quali era riportato un elenco di cittadini/elettori già “catalogati” per cognome, nome, data di nascita, cellulare, e sezione elettorale.

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