Corruzione elettorale, nelle chat il mercimonio di tutoraggi in cambio di somme di denaro

«Vuoi dire alla Oss se vuole fare la docente on line? Gli diamo 2.000 euro al mese. Però deve dare qualcosa, fatti dare qualcosa e la mettiamo, che poi per le docenze io ormai le ho finite tutte, perché ne potevo mettere 15-20». Il mercimonio di voti e incarichi trova nello scambio di messaggi fra Armando Defrancesco e il suo interlocutore il picco.

Uomo: «Per fare una docenza che ci vuole? Dammi più dettagli».

Armando: «Lei se è Oss, che cosa è diplomata, laureata, che cos’è? Deve avere almeno tre anni lavorativi, ok? Se lei me lo da, io gli garantisco per un anno le docenze, ogni 40 giorni, un contratto di 40 giorni prende 2.000 euro, se fa meno ore, dipende … lei di regola può fare più corsi, poi vediamo. Io di solito chiedo di più ma se è amica tua, vediamo».

E spiega meglio il concetto: «Molte volte a noi succede, mò ti spiego, a noi ci serve il docente di informatica, anche se non è un laureato in informatica ma ha un diploma di geometra, loro lo prendono lo stesso, la laurea non è necessaria».

E particolarmente emblematico è il caso del dottor Giuseppe Siciliani, accusato di falso ideologico in concorso con Defrancesco e Cataldo per aver rilasciato un falso certificato medico usato poi per un ricorso, vinto dinanzi al giudice di pace, contro una multa fatta a Defrancesco. In numerose telefonate fra Cataldo e Siciliani, quest’ultimo in qualità di medico responsabile dell’unità di Lungodegenza del presidio territoriale assistenziale (ex ospedale Fallacara) di Triggiano, chiede l’intervento di Cataldo per una conveniente collocazione lavorativa. Erano infatti i tempi di riorganizzazione della sanità regionale, e Cataldo gli garantisce “il proprio interessamento presso la direzione sanitaria dell’Asl Bari, quale fondatore ed esponente di spicco del movimento politico Sud al centro, nonché marito dell’assessora regionale Anita Maurodinoia, e quindi in virtù della propria capacità di influenza”.

Siciliani: «Sto un po’ preoccupato, perché mi sembra che mi vogliono dare addosso, vogliono chiudermi, non riaprirlo neanche al Di Venere. E ho bisogno di un po’ di protezione, che qualcuno vada a parlare insomma su questo».

Cataldo: «Vabbè mo stanno in vacanza, lunedì mattina presto alle 8 chiamami, che ci vediamo».

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