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Corruzione elettorale, le intercettazioni: «Sandro non lo fregano nemmeno 200 magistrati»

«A quello non lo fottono manco 200 magistrati». Di Sandro Cataldo si diceva questo, tra i suoi collaboratori estasiati dalla sua capacità di eludere le investigazioni, non parlando al telefono di “lavoro”, addirittura chiudendo la conversazioni e spegnendo il cellulare in caso di improvvidi atteggiamenti. «Un genio», lo descrivono altri, ma alla fine anche il…

«A quello non lo fottono manco 200 magistrati». Di Sandro Cataldo si diceva questo, tra i suoi collaboratori estasiati dalla sua capacità di eludere le investigazioni, non parlando al telefono di “lavoro”, addirittura chiudendo la conversazioni e spegnendo il cellulare in caso di improvvidi atteggiamenti.

«Un genio», lo descrivono altri, ma alla fine anche il leader di Sud al Centro è rimasto impigliato nelle reti della Procura. E tra le migliaia di intercettazioni che raccontano la vendita dei voti a 50 euro l’uno, i santini con il contrassegno per la verifica successiva, ma soprattutto le liste dei portatori di voti, ritrovati durante le perquisizioni. E non solo: è la sera del 6 ottobre 2021, Antonio Donatelli ha stravinto con il 61 per cento di preferenze, la competizione per la carica di sindaco di Triggiano. I carabinieri, che da mesi seguivano le loro tracce, intercettano Alberto Leo Perrelli (ora ai domiciliari) e suo cugino Gianleonardo Pesole, indagato nell’inchiesta. I due giovani sono stretti collaboratori di Cataldo e in caricati di disfarsi di tutto il materiale cartaceo “sospetto”.

Gianleonardo: «Dimmi Albé».

Alberto: «Dove sei andato a buttare?».

G.: «Come arrivi a San Giorgio, subito all’inizio, stanno i bidoni a destra, sto qua ancora, che qua è buio, non ci sta nessuno!».

A.: «Quale?».

G.: «Come arrivi a San Giorgio, prima di scendere giù a San Giorgio, come vieni dal camping».

A.: «Ah, tu dici là?».

G.: Sì, qua è buio, non ci sta nessuno. Il bidone è pure vuoto, mò lo sto riempiendo. Questo domani mattina alle cinque lo svuotano».

A.: «Ma non mi puoi aspettare cinque minuti?».

G.: «E però muoviti, che io sto qua che ho quasi finito».

A.: «Fratello, i morti di tua madre, ho caricato quelli e quegli altri».

G.: «Ma vaff…, tutti quelli piccolini, io c’ho quelli enormi. Tutti sani, tutti sani a me erano!».

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