Corpi senza nome, undici solo a Bari: i dati dell’associazione Penelope Puglia

Sessanta corpi in tutta la Puglia, nove solo a Bari. Sono i casi di salme senza nome e non identificate che si sono registrati in tutta la regione dal 1977 a oggi e per i quali non vi è ancora una risposta, nonostante le indagini delle forze dell’ordine e della Magistratura. A fornire un bilancio su questi “casi irrisolti” è l’associazione Penelope Puglia, in occasione del convegno organizzato nella sala Leogrande dell’Università degli Studi di Bari nella giornata di oggi.

Nello specifico, sono 990 i corpi senza identità scoperti in tutta Italia, 60 di questi solo in Puglia, mentre a Bari e provincia 11. L’associazione che riunisce i familiari e gli amici delle persone scomparse segnala, in particolare, i ritrovamenti del 18 luglio 1985 a Monopoli, del 12 marzo 1992 a Polignano, del 9 dicembre 1992 a Monopoli, del 20 maggio 1996 a Molfetta, del 29 febbraio 2000 a Monopoli, dell’8 agosto 2000 Giovinazzo, del 30 agosto 2001 a Bitonto, del 24 luglio 2003 a Corato, del 30 maggio 2006 a Bari, del 1 ottobre 2017 sempre a Bari e del 2 giugno 2018 a Triggiano. La maggior parte, nove, sono di sesso maschile, uno femminile (quello ritrovato a Giovinazzo nel 2000) e uno di sesso non definito (rinvenuto nei pressi di Corato nel 2003).

«Abbiamo sentito la necessità di organizzare questo convegno – spiega Annalisa Loconsole, presidente di Penelope Puglia – per fare il punto sulla situazione dopo l’istituzione, nel 2017, della Banca dati nazionale del Dna». Al suo interno è stato analizzato il Dna di oltre 200mila soggetti, e viene impiegata anche nella ricerca delle persone scomparse e nel riconoscimento di cadaveri non identificati. Il miglioramento delle tecniche analitiche ha permesso di ottenere profili genetici anche da microtracce e non solo da fluidi biologici. Questo consente di riaprire casi rimasti insoluti con la possibilità di lavorare su reperti non ritenuti, all’epoca, idonei all’estrazione del Dna. Ben 156 sono i “cold case” risolti dal 2017 ad oggi, il più antico ventuno anni fa.«Le criticità, però, sono ancora molte – aggiunge Loconsole – perché mancano la circolarità delle notizie e i dati di questi cadaveri non identificati tra i vari soggetti istituzionali. Non si parla solo di corpi ritrovati in circostanze cruente, spesso si tratta di persone che muoiono in ospedale, magari per cause naturali e di cui si perde effettivamente traccia».

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