Contrabbando di carburante nel Tarantino: confiscati beni per 800mila euro a quattro persone

Beni per un valore complessivo di oltre 800mila euro sono stati confiscati dai militari del nucleo di polizia economico-finanziaria di Taranto nei confronti di quattro persone coinvolte in un’inchiesta per contrabbando di carburanti, truffa aggravata ai danni dello Stato ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

La confisca arriva a seguito di un’operazione condotta dalla Guardia di finanza nelle province di Taranto e Salerno nell’aprile del 2021 quando le Fiamme gialle tarantine hanno dato esecuzione a un provvedimento applicativo di misure cautelari personali nei confronti di 43 persone accusate, tra l’altro, di associazione di stampo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, detenzione illegale di armi e contrabbando di carburanti. In quella circostanza furono sottoposti a sequestro preventivo beni per un valore stimato di 20 milioni di euro.

Nell’ambito del filone di indagine che ha riguardato specificamente la provincia di Taranto sarebbe emersa l’esistenza e l’operatività di una presunta associazione criminale di stampo mafioso dedita alla commissione di una serie di reati, tra i quali la detenzione illegale di armi, il contrabbando di carburanti e il trasferimento fraudolento di valori.

I quattro destinatari del provvedimento di confisca sarebbero coinvolti nella sola commercializzazione dei carburanti che sarebbero stati venduti evadendo.

Dai pertinenti approfondimenti investigativi, diretti dalla Dda di Lecce, sarebbe infatti emerso che i quattro, attraverso società con sedi a Napoli e Ginosa, tra il settembre e l’ottobre 2019, avrebbero perfezionato la cessione “in contrabbando” di oltre 600mila litri di carburante destinato all’uso agevolato in agricoltura.

Particolarmente ingegnoso il presunto sistema di frode attuato dai soggetti coinvolti: da un deposito commerciale compiacente di Bari sarebbero stati prelevati ingenti quantitativi di carburante per autotrazione, simulando apparentemente la cessione di corrispondenti quantitativi di prodotti energetici per uso agevolato gravati da accise e dall’Iva in misura ridotta. I mezzi impiegati per il trasporto del prodotto sarebbero stati dotati di speciali dispositivi in grado di colorare di verde il carburante, così da renderlo visivamente conforme alla documentazione che lo accompagnava. Il prodotto sarebbe quindi giunto presso un deposito commerciale di Ginosa, dove ne sarebbe stato inscenato falsamente lo scarico e poi la cessione in favore di imprese agricole della provincia di Taranto. Gli autoarticolati avrebbero quindi raggiunto le sedi in Campania, dove il carburante sarebbe stato ceduto a soggetti compiacenti in totale evasione delle imposte dovute.

Il valore complessivo del carburante ceduto in contrabbando ammonterebbe a circa 2 milioni di euro, con la presunta evasione delle imposte a vario titolo dovute per oltre 800mila euro.

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