Contabilità “parallela” con un gestionale: sequestrati 300mila euro a un odontoiatra e un informatico

I finanzieri del comando provinciale di Bari hanno eseguito il sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di circa 300mila euro, presunto profitto del reato di “dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici” per gli anni d’imposta dal 2016 al 2020, nei confronti di un odontoiatra di Orta Nova e di un ingegnere informatico di Palo del Colle.

Nei confronti di quest’ultimo è stata applicata anche la misura interdittiva del divieto di esercitare la professione, nonché della sospensione dall’esercizio di uffici direttivi di società e imprese per la durata di un anno.

Stando a quanto emerso dalle indagini, l’odontoiatra avrebbe omesso di indicare nelle dichiarazioni fiscali parte dei compensi percepiti utilizzando un programma gestionale, fornito dall’ingegnere informatico, per la tenuta di un sistema di contabilità parallelo e nascosto affiancato a quello ufficiale. Dalle indagini è emerso che il software avrebbe consentito il mantenimento di due distinti archivi informatici: uno ”interno”, definito ”gestionale”, contenente i dati ”in chiaro”, e cioè quelli cui seguiva l’emissione della relativa fattura fiscale; uno ”esterno”, chiamato ”storico”, memorizzato su supporti esterni facilmente rimovibili (pendrive, hard disk, ecc.) idoneo a raccogliere i dati nella loro totalità e, dunque, anche quelli relativi alle operazioni non annotate nella contabilità ufficiale del professionista.

A queste informazioni l’odontoiatra avrebbe avuto accesso dalla maschera della scheda anagrafica dei pazienti con la semplice pressione del tasto F12 della tastiera previa digitazione di una password, nella disponibilità del titolare dello studio medico, che fornisce i privilegi di amministratore.

Sintomatici, in proposito, sarebbero alcuni espliciti riferimenti nelle conversazioni estrapolate dalle chat acquisite nel corso delle indagini alla ”doppia contabilità”.

Significativi elementi di riscontro sono stati acquisiti, inoltre, dalle informazioni rese dai pazienti ascoltati agli atti i quali hanno dichiarato di aver versato importi in contanti per le prestazioni sanitarie ricevute, senza il rilascio della documentazione fiscale prescritta.

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