Codice interno, Olivieri e le bancarotte: il caso della Sudcommerci e il “diritto di abitazione”

C’è una linearità, un refrain, nel modus operandi dell’avvocato Giacomo Olivieri, in tutte le procedure fallimentari delle quali è “protagonista”, dalla vicenda Immoberdan in poi. Un agire collaudato, secondo la Procura di Bari e secondo i consulenti che si sono occupati della situazione finanziaria dell’ex consigliere regionale, finito in carcere il 26 febbraio nell’inchiesta Codice Interno sul voto di scambio politico-mafioso alle elezioni del 2019 a Bari.

La nuova perizia

Lo prova una nuova perizia, commissionata dal procuratore capo Roberto Rossi e dalla pm Bruna Manganelli, e depositata all’ufficio gup del tribunale di Bari, per essere utilizzata nel giudizio a carico di Olivieri, con la formula dell’abbreviato condizionato, da lui chiesto a conclusione dell’inchiesta Codice Interno. Le due “condizioni”, se ammesse dal gup, sono l’ascolto dell’ex consulente legale della Banca popolare di Bari, Gianvito Giannelli e il deposito di una perizia di parte, firmata dal commercialista Francesco Ardito. Da qualche giorno, all’ufficio gup, è arrivata anche quella della Procura, a conclusione della quale si ipotizzano i reati di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio.

La vicenda Sudcommerci

I commercialisti Mariangela Quatraro, Leonardo De Luca e Marco Amenduni, in 123 pagine hanno illustrato la storia e il declino della Sudcommerci srl, riconducibile alla famiglia Degennaro, svuotata di tutti i suoi beni grazie, per i consulenti, con la complicità di Olivieri. Tutto comincia dall’incarico affidato ad Olivieri dalla Sudcommerci (poi fallita), controllata dalla Trade Service srl in concordato preventivo e tramite un Fondo di investimento), le cui quote sono dei fratelli Emanuele, Davide ed Anna Degennaro e del figlio del primo, Giuseppe Degennaro.

L’altra inchiesta

Su fallimento e concordato delle due aziende, indaga da tempo un altro pm, Lanfranco Marazia. Gli atti di questa seconda inchiesta sono stati dunque acquisiti dai tre periti assieme alla voluminosa documentazione acquisita dal tribunale fallimentare e dall’avvocato Albanese che ha rappresentato Olivieri nei rapporti, solo apparentemente (per la Procura) conflittuali con la Sudcommerci.

L’archivio in cantina

Buona parte della documentazione relativa ai rapporti tra Olivieri e i Degennaro era contenuta in un vano-cantinola, di proprietà dell’ex consigliere, scoperta in viale Papa Pio XII, 60 e a cui i consulenti hanno avuto accesso alla presenza degli investigatori della Squadra Mobile di Bari. Nei faldoni anche il carteggio che scandisce le tappe della vicenda e, tra gli altri, un fantomatico mandato professionale, sottoscritto il 27 febbraio 2015 dall’allora legale rappresentante della Sudcommerci, Davide Degennaro. Otto pagine nelle quali si incaricava Olivieri di seguire tutti gli aspetti legali e amministrativi dell’avvio di un nuovo progetto, la nascita del “Casamassima Power Center”, mai nato, con una retribuzione totale di un milione di euro.

Il modus operandi

I commercialisti hanno ricostruito i carteggi, intercorsi da quel 2015 fino al 2020, tra il legale di Olivieri e quello di Sudcommeri nei quali si ripercorrono le tappe di un “disegno già ben collaudato”. Le prime lettere raccontano di un debito non onorato, da parte dei Degennaro: Olivieri lamenta di aver ricevuto solo una parte della retribuzione pattuita. La Sudcommerci risponde scrivendo di non dovergli più nulla, ma lui insiste e, sottolineando lo stato di decozione della srl, ne chiede il fallimento. Arriva il primo accordo, e decine di migliaia di euro sul conto di Olivieri. Poi ancora uno stop, altre lettere, si fa riferimento al fatto che l’incarico non sia stato portato a termine, una nuova istanza di fallimento, ma alla fine a Olivieri viene pagato ben più di quanto pattuito, oltre un milione 400mila euro, spese legali incluse.

Le conclusioni dei periti

“Orbene, acclarato che l’attività professionale di consulenza non è stata mai svolta (o, se lo è stata, è stata del tutto marginale rispetto all’oggetto del contratto e ai compensi ivi pattuiti), resta oscuro – scrivono i periti – il motivo per il quale Sudcommerci, nonostante le espresse e reiterate contestazioni eccepite ad Olivieri, gli abbia poi supinamente (e concordemente) corrisposto, non solo tutto l’importo del contratto ma finanche somme ben superiori (da un milione 220mila ad un milione e mezzo), senza svolgere, di fatto, alcuna sostanziale difesa degli interessi patrimoniali propri e dei suoi creditori rispetto a pretese dell’Olivieri da essa stessa contestate come del tutto infondate”.

E dunque, evidenziano le analogie con altre operazioni simili: quella conclusa con la CTF srl a seguito della quale Olivieri, Emanuele Degennaro e Caterina De Bari sono imputati per bancarotta, per aver distratto dalla società 220mila euro, ricevuti in assenza di titolo. E ancora, l’operazione conclusa da Olivieri con l’Immoberdan srl e la Gruppo Nitti srl e il loro amministratore Nicola Nitti, a seguito della quale entrambi sono stati rinviati a giudizio in concorso per la bancarotta della Immoberdan.

L’acquisto della casa

Al centro degli accertamenti c’è anche l’acquisto dell’appartamento deluxe, in via Melo a Bari, intestato alla moglie di Olivieri, l’ex consigliera comunale Mari Lorusso (arrestata anche lei, ai domiciliari). Per i consulenti, l’importante somma incassata dalla Sudcommerci sarebbe servita a finanziare proprio l’acquisto dell’appartamento da 11,5 vani, ma anche “per il pagamento di debiti personali”.

Semplice anche il meccanismo che sarebbe stato utilizzato: per la casa sarebbero state versate inizialmente alcune somme per 28mila euro, al quale si aggiungeva un mutuo da 188mila euro con la BCC di Cassano delle Murge e Tolve. Mutuo interamente pagato da Olivieri, evidenziano i periti, con un escamotage: un contratto avente ad oggetto la cessione, da parte della Lorusso in suo favore, del “diritto di abitazione” di quell’appartamento, per 158mila euro.

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