Gianluca e Oscar Davide Pesce, Michela Caldarola e Nicolas Nicolamarino saranno giudicati con il rito immediato mentre Giuseppe Loconte e l’avvocato Tiziana Favullo con il rito abbreviato. Lo ha disposto ieri mattina il gup del Tribunale di Bari, Giuseppe Ronzino, nella prima udienza del processo che vede coinvolti esponenti del clan Pesce di Andria. Gli arresti un anno fa, con le accuse, a vario titolo, di tentata estorsione e usura, aggravati dal metodo mafioso, e per detenzione illegale e porto in luogo pubblico di pistola.
Si sono costituiti parte civile
Attraverso l’avvocato Enrico Giannattasio, il Ministero dell’Interno si costituisce per turbamento dell’ordine pubblico. Il Comune di Andria, rappresentato dal suo legale, Giuseppe De Candia, e dal sindaco, Giovanna Bruno (entrambi presenti in aula), ritiene che i reati contestati abbiano leso gli interessi dell’Ente. L’Ordine degli Avvocati di Trani, invece, attraverso il vicepresidente Salvatore Monti, si costituisce solo nei confronti di Favullo perché «se la condotta sarà confermata, avrà leso il prestigio e l’onore dell’avvocatura». Infine, Savina e Vincenzo Tesoro e Francesco Tursi, assistiti da Maurizio Altomare, si costituiscono «per aver subito danni patrimoniali (avendo pagato interessi usurari e svenduto un immobile dopo minacce) e non».
Gli imputati
Attualmente Gianluca Pesce, difeso dall’avvocato Michele Pierno, è recluso nella casa circondariale di Lanciano; Oscar Davide Pesce, assistito da Nicola Lambo e Pierno, a Napoli Secondigliano; Michela Caldarola, seguita da Michele Inchingolo e Pierpaolo Matera, a Santa Maria Capua Vetere; Nicolas Nicolamarino, difeso da Vincenzo Desiderio, a Taranto; Giuseppe Loconte, assistito da Giuseppe Cannone, a Melfi; mentre l’avvocato Tiziana Favullo, seguita da Nicola Lerario, è ai domiciliari. Quest’ultima si è detta disponibile a rendere interrogatorio o esame, rimettendosi alle domande del giudice o del pubblico ministero Daniela Chimienti.