A seguito delle segnalazioni da parte dei cittadini in merito ai cattivi odori al quartiere Tamburi, la Provincia di Taranto ha emesso un provvedimento di diffida e sospensione dell’attività (solo in merito alla gestione di un particolare rifiuto non pericoloso) nei confronti della società Irigom srl.
L’azienda, spiega una nota della Provincia, «pur in presenza di più possibili diverse sorgenti emissive, a seguito di indagini specifiche sarebbe stata individuata come fonte delle emissioni odorigene che tanti disagi stanno provocando ai cittadini che vivono a ridosso della zona industriale».
La decisione è stata presa alla luce della presunta inosservanza, da parte dell’azienda, di due prescrizioni previste dal provvedimento con cui si autorizza l’attività: la prima stabilisce l’adozione di tutte le misure cautelative per impedire la formazione di odori e la dispersione di aerosol e polveri; l’altra prevede che i rifiuti in ingresso debbano essere privi di sostanze organiche putrescibili o che possano dar luogo a emissioni di sostanze odorigene.
«Decorso il tempo determinato contestualmente alla diffida – aggiunge la Provincia – la sospensione è automaticamente prorogata, finché il gestore non dichiara di aver individuato e risolto il problema che ha causato l’inottemperanza».
Quanto deciso «per limitare il fenomeno delle emissioni odorigene – ha dichiarato il sindaco e presidente della Provincia Rinaldo Melucci – dimostra una volta di più che non sarà consentito a nessuna azienda di non tener conto delle norme che disciplinano la materia ambientale. Le regole ci sono e devono essere osservate».
La replica dell’azienda
«Il nostro impegno quotidiano è per l’economia circolare e la sostenibilità, e non faremmo mai nulla che possa compromettere l’ambiente, figuriamoci la salute dei cittadini. Ci siamo sempre impegnati a rispettare le prescrizioni dell’Aia e delle istituzioni preposte», scrive in una nota indirizzata alla stampa l’amministratore delegato di Irigom, avvocato Stefano Montanaro.
«Inoltre – prosegue – non abbiamo mai negato la possibilità di confronto o l’accoglienza nel nostro stesso impianto, tra le best practice a livello nazionale e europeo. Abbiamo purtroppo riscontrato che di questa disponibilità è stata fatta, spesso, carta straccia, segno che più che risolvere un problema, forse era intenzione di qualcuno soffiare sul fuoco, a scapito dell’ambiente, che serviamo senza sosta da vent’anni, dei cittadini, dell’impresa e anche, purtroppo, dei lavoratori. Accogliamo il provvedimento della Provincia di Taranto, per il quale ci riserviamo di muoverci nelle sedi opportune, ma non possiamo evitare di notare che nello stesso documento è data evidenza che la zona industriale di Taranto è “un contesto multi-sorgente, con co-presenza di più possibili diverse sorgenti emissive”. La sospensione, inoltre, riguarda una parte degli scarti della raccolta differenziata trattati: il nostro impianto, seppur in maniera ridotta, non smetterà di essere al servizio della sostenibilità. Evidenziamo, infine, che questa vicenda dimostra che le istituzioni hanno il potere di intervenire su quello che i cittadini percepiscono come minaccia per la propria salute, anche quando non ci sono evidenze scientifiche», conclude la nota di Montanaro.