La Dda di Bari ha chiesto nove condanne a pene comprese tra i 12 anni e i 20 mesi di reclusione per altrettanti imputati, ritenuti affiliati al clan mafioso Strisciuglio di Bari, nel processo in corso con rito abbreviato dinanzi al gup del Tribunale di Bari Anna Perrelli sul presunto pestaggio ad uno spacciatore, poi diventato collaboratore di giustizia.
Il gruppo criminale avrebbe voluto punirlo perché aveva venduto droga nel territorio del clan e, durante il pestaggio, avrebbero colpito con un pugno al volto un bambino di sei anni, figlio della compagna del pusher all’ottavo mese di gravidanza, a sua volta aggredita con un calcio.
L’episodio risale al 26 giugno 2019. Quella stessa sera avrebbero poi effettuato una “stesa” esplodendo 23 colpi d’arma da fuoco anche con un kalashnikov ad altezza d’uomo verso l’abitazione dove l’ex pusher si trovava con l’intenzione di ucciderlo, senza provocare feriti perché coloro che erano in casa si sarebbero immediatamente abbassati fin sul pavimento.
Agli imputati la Dda di Bari contesta a vario titolo i reati, tutti con aggravante mafiosa, di tentato sequestro di persona, lesioni personali aggravate, tentato omicidio aggravato, detenzione e porto illegali di armi da fuoco, ricettazione e induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria.
In particolare, le pm Daniela Chimienti e Savina Toscani hanno chiesto le condanne più elevate per il 35enne Andrea De Giglio (12 anni di reclusione), per il 24enne Saverio Carchedi (10 anni e 8 mesi), per il 37enne Giovanni Sgaramella (10 anni), per il 23enne Tommaso Piscopo (5 anni e 10 mesi).