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Brindisi, la Geo Barents arrivata in porto: a bordo 26 migranti, tra cui otto bambini e una donna incinta

La nave Geo Barents di Medici senza frontiere (Msf), con a bordo 26 migranti soccorsi martedì scorso al largo della Libia, è arrivata poco dopo le 8:30 nel porto di Brindisi. Sull'imbarcazione ci sono anche otto bambini e una donna incinta salvati da un barchino in difficoltà. Sono iniziate le operazioni di sbarco. Tra le…

La nave Geo Barents di Medici senza frontiere (Msf), con a bordo 26 migranti soccorsi martedì scorso al largo della Libia, è arrivata poco dopo le 8:30 nel porto di Brindisi.

Sull’imbarcazione ci sono anche otto bambini e una donna incinta salvati da un barchino in difficoltà.

Sono iniziate le operazioni di sbarco.

Tra le 26 persone soccorse in mare ci sono anche Omar, Ali e Fikru, tre ventenni che hanno raccontato al team di Medici senza frontiere la loro detenzione in Libia: «Non c’erano finestre, il nostro respiro creava vapore che ci gocciolava addosso. Era pieno di batteri e germi. Era così buio. Non sapevamo se fosse mattina o notte. L’unica luce che vedevamo – hanno riferito – era quando aprivano la porta per gettarci il cibo dentro, ma poi la richiudevano. Il momento più bello è stato quando hanno aperto quella porta e finalmente abbiamo potuto sentire un odore diverso da quello di marcio del posto in cui eravamo».

Ali ricorda la traversata in mare. «Eravamo sulla barca da cinque ore – racconta – quando si è rotto il motore. I bambini piangevano, eravamo molto preoccupati per la famiglia che era con noi. Speravamo che qualcuno ci aiutasse. Quando abbiamo chiamato Alarm Phone ci hanno detto che presto avremmo avuto assistenza. Quando abbiamo visto la Geo Barents arrivare, abbiamo temuto che fosse la Guardia Costiera libica perché non riuscivamo a distinguerla in lontananza. Ma abbiamo sperato che chiunque fosse ci salvasse. Avevamo perso la speranza – sottolinea – finché non abbiamo visto le barche veloci avvicinarsi. Era impossibile che la Guardia Costiera libica avesse quelle imbarcazioni. Quando abbiamo visto Msf, ci siamo sentiti di nuovo vivi».

Fikru ora spera che la sua vita sia migliore. «Mio padre è molto malato – afferma – e non può lavorare. Voglio essere in grado di garantire a lui e a mio fratello minore una vita dignitosa».

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