Brindisi, caposala pubblica sui social la foto mentre sutura un cadavere: è polemica

Sta facendo discutere la fotografia postata da una caposala dell’ospedale Perrino di Brindisi sui propri social.

La dottoressa si è fatta fotografare nell’obitorio mentre, con un ago ricurvo e la fettuccia di sutura, ricuce l’addome di una salma che era stata sottoposta ad autopsia.

La storia, come riporta l’edizione pugliese del Corriere del Mezzogiorno, risale al primo maggio scorso e gli scatti sono corredati da frasi ispirate alla festa dei lavoratori.

Nelle 24 ore in cui la storia è rimasta visibile sui social, la fotografia ha ottenuto 93 reactions e una quindicina di commenti. Ma prima che le foto sparissero dal web sono state catturate e archiviate nella memoria del computer di qualche internauta.

Nella didascalia di una foto è scritto: «Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e con la testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani, con la testa e con il cuore è un’artista. Buon Primo maggio a tutti». Sotto un altro scatto che ritrae la caposala con in mano l’ago e una lunga fettuccia da sutura, si legge un’altra didascalia: «Quando ero piccola la sarta mi diceva (in dialetto): “Filo lungo, maestra pazza. Si è avverato tutto”».

La protagonista della vicenda è coordinatrice del reparto di Anatomia e Istologia patologica dell’ospedale di Brindisi. Le immagini della sua “storia” la ritraggono sorridente mentre sutura l’addome della salma adagiata sul tavolo autoptico, ancora con i visceri esposti.

«Si tratta di un fatto estremamente grave e di pessimo gusto», ha commentato sulle colonne del Corriere del Mezzogiorno il presidente nazionale della Federazione degli Ordini dei medici. «Non so se ci sono profili di carattere penale e neppure se si possa parlare di vilipendio di cadavere. Questa cosa deve essere approfondita da chi di dovere», ha aggiunto, sottolineando che «la vicenda va inquadrata nell’ambito della tutela del decoro della professione, del buon gusto, anche perché non si sta facendo un atto medico che prevede diagnosi e terapia».

Anelli è perentorio, infine, quando afferma che «le foto scattate con la faccia sorridente davanti al cadavere mi sembrano, comunque, un’offesa al decoro della professione infermieristica, oltre che un gesto di pessimo gusto. Magari, dietro la porta, c’erano pure i parenti del defunto a disperarsi per il dolore».

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